Home Attualità Sintonizzarsi con i ragazzi è il percorso più giusto per far sorgere l’arcobaleno

Sintonizzarsi con i ragazzi è il percorso più giusto per far sorgere l’arcobaleno

da Ivano Rolli
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Il momento che stiamo attraversando, intenso e sconvolgente per ognuno di noi, è pieno di incertezze e di pensieri angosciosi. È un momento che, di fatto, non dura un momento: è lungo, fatto di attesa, di sguardi su città dalle luci e dai suoni diversi. Dalle finestre, si raccoglie l’assenza dei rumori a cui siamo abituati, l’assenza dell’altro. Un senso di solitudine che rimanda a ciascuno le proprie responsabilità, per sé stesso e per coloro che gli sono vicino. In questi giorni sono diverse le manifestazioni di disappunto di genitori preoccupati che mettono in luce delle difficoltà non ascoltate, proprio perché generate e incastrate nell’emergenza attuale. Sopra le loro spalle, la preoccupazione per sé stessi e per le loro famiglie, per i loro bambini, e la fatica di confrontarsi con le angosce del momento. Non si tratta solo di stabilire cosa sia legale o meno fare con i propri figli, ma anche della possibilità di contenere emozioni dilaganti di preoccupazione. La paura di far uscire i bimbi, e così di esporli a un nemico invisibile che può farli ammalare, si affianca alla paura di tenerli troppo tempo in casa, “segregati”, alla paura di privarli di una libertà di gioco all’aria aperta, una mancanza di cui potrebbero soffrire.

Come sarà fatta allora la giornata per i più piccoli? Si annoieranno? Capiranno? Avranno paura? Quante domande faranno e come risponderemo?

Tutto questo porta mamma e papà a confrontarsi con un grande impegno, mentre devono fare i conti con le conseguenze che la situazione porterà nella vita privata e sociale, con gli impegni di un eventuale lavoro da casa e con le domande dei loro bambini. E queste possono essere tante e spesso non si hanno risposte, perché la pandemia è una condizione di incertezza per tutti.

“Se si ammalano la mamma e papà, noi con chi stiamo?”, “Quando si torna a scuola?”, “Che possiamo fare tutto il giorno?”, “I tg parlano solo di persone morte!”

In giorni come questi, non è di poco conto la complessità derivante dal rimanere in casa insieme. Nonostante ci possano essere tanti modi per impiegare e investire il tempo, tutto può bloccarsi e diventare incerto, quando i pensieri e le paure di ognuno si sommano, rimanendo dentro senza poter fluire, come isole di sensazioni non condivisibili. Per potersi “sintonizzare” è necessario prima di tutto poter stare in questo momento, poter sentire, senza scansarle, l’incertezza e la noia, poterle tollerare. Poter sentire che i decreti non si sono “dimenticati” dei bambini, ma probabilmente rimandano e lasciano la responsabilità ai genitori. La responsabilità è certamente quella di dover tenere al sicuro i propri figli, ma allo stesso tempo questo implica il pensiero di poter valorizzare il tempo che si può trascorrere insieme a loro. Questo tempo sarà fatto di attesa e di impegno, e può essere importante il fatto di non aspettarsi dai bambini soltanto rassicuranti disegni di arcobaleni, ma anche delle “scene d’assalto”.

Accogliere i vissuti più spaventosi dei bambini significa poter far loro da contenitore per la loro paura. I bambini possono sentire che va tutto bene se mamma e papà mostrano loro la fiducia che sarà realmente così, e se il disegno dalle tinte più forti o dai contenuti più paurosi viene legittimato ad esistere e si può guardare insieme. Solo così si può, poi, trasformare in un arcobaleno, che di solito è qualcosa che arriva dopo il temporale, spesso quando ancora il cielo è grigio. Il disegno, il gioco, sono i mezzi con cui il bambino mette in scena e fuori da sé le sue paure. Se può rappresentarle, se le può condividere e parlarne, non si sente solo.

Questo è ciò che solo la mamma e il papà possono fare con lui in questi giorni sospesi. Gli adulti possono far sentire al bambino che va tutto bene, potendo tollerare prima di tutto la loro stessa incertezza di fronte alle domande dei piccoli. Si può stare con loro, anche nella loro noia, che può essere anche la nostra. Per far sentire loro che di noia non si muore, e che casa è un posto sicuro che si può vivere ogni giorno, dando valore al tempo attraverso i legami.

(L’articolo riporta riferimenti al testo pubblicato sulla pagina Facebook dell’Associazione Psi.f.i.a. “Psicoterapeuti per la famiglia, l’infanzia e l’adolescenza” dal titolo “Le domande dei bimbi nei giorni sospesi” a  firma della dott.ssa Aurora Polito).

Errata Corrige: Nell’articolo pubblicato sul mensileBuoneNuove n. 4 di Aprile 2020 è stato omesso di riportare i riferimenti all’articolo pubblicato sulla pagina facebook dell’Associazione Psi.f.i.a. dalla dott.ssa Polito.  La società editrice Km 707 Smart Srls si scusa per l’inconveniente causato all’Associazione.

 

 

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