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Riflessione di un Lettore: “Ma sarà un Buon Anno?”

da Cosimo Saracino
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Cari amici, vi riportiamo di seguito una riflessione sul 2019 di un nostro affezionato lettore. Una visione realistica che ci porta ad alzare la testa e a reagire. Il futuro ci attende ma, ci permettiamo di ricordare ad ognuno, che siamo noi i principali costruttori. Buana vita! 

Auguri e buon 2019 a tutti, di vero cuore: salute, benessere e felicità a grappoli (tanto sono a gratis). Però, il tempo dei festeggiamenti è già terminato e, ciò che resta e che appare evidente, è che c’è in giro troppo ottimismo, troppa fiducia e troppa speranza ingiustificata, soprattutto da parte dei giovani.
No, non va tutto bene come ci vogliono far credere, anzi non va bene proprio niente, ad essere sinceri. In un paese dove regna l’intolleranza e il razzismo, dove invece di costruire ponti (che al contrario crollano), innalziamo muri, e dove il tasso di disoccupazione ci colloca a fanalino di coda tra tutti gli stati membri europei (in buona compagnia di Spagna e Grecia), non c’è da essere tanto ottimisti. Così come non c’è da rallegrarsi per la pressione fiscale che ci sta ammazzando e che ci vede soli in vetta ad un ipotetica classifica UE (stiamo parlando di oltre il 68% di tasse! Cioè, primo posto in solitaria, scudetto e accesso diretto in champions league: grandi!). No, non c’è da essere felici per questo. E non si può essere felici neanche a riflettere su come sta messa la nostra sanità, i nostri ospedali, dove la gente oltre a lottare contro le malattie deve combattere anche contro l’incuranza e la strafottenza. Dove, in un pronto soccorso, devi attendere minimo dodici ore per essere visitato e dove, se non conosci, puoi anche morire prima di essere preso seriamente in considerazione. Di tutto questo, non c’è da essere fieri. Come non si può essere orgogliosi di un paese dove si muore per una partita di calcio, dove una donna viene violentata o uccisa ogni santo giorno, dove chi è diverso è vittima predestinata. Non è più possibile tollerare tutto ciò. Non possiamo aver fiducia in uno Stato che tassa gli istituti di assistenza sociale, le fondazioni, gli enti ospedalieri, gli istituti di istruzione senza scopo di lucro, e non tocca gli evasori e chi accumula super patrimoni in modo disonesto o quanto meno ambiguo; uno Stato del genere non ci può lasciare sereni. Un paese che toglie soldi alla ricerca, all’università e alla scuola, e investe in armi per ipotetiche guerre contro ipotetici nemici, non ci può far stare rilassati. Una nazione che lascia morire di fame i propri anziani e che obbliga ad emigrare i propri figli, non ci può lasciare beati. Uno Stato che decide di lasciar morire in mezzo al mare uomini, donne e bambini, solo per far valere la propria sovranità, non può e non deve lasciarci indifferenti. Quindi no, non è tutto sotto controllo, non è tutto tranquillo. E poi Tranquillo, come si suol dire, ha fatto una brutta fine. Perciò, va bene festeggiare ed avere una visione positiva della vita e del futuro, ma non esageriamo e, soprattutto, sviluppiamo ed esprimiamo il nostro senso critico, incazziamoci, protestiamo, facciamo sentire la nostra opinione, che la fuori non è vero che va tutto bene. Non è tutto tranquillo. Anzi, Tranquillo, come dicono a Roma, se lo so’ inchiappettato.
lr

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