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Ricordati di essere felice – di Rita Caprioli

da Cosimo Saracino
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Sono accanto a te, sento la forza della vita che non vuole andare, e provo ancora una volta a parlarti nell’orecchio, a sussurrarti tutto ciò che sgorga dal profondo per farti stare bene, per soffiarti sulla pelle tutto l’amore che ho dentro, per tirarti fuori da quel tunnel che ti attira a sé… 
Tutto ha avuto inizio in un bellissimo giorno d’estate,ricordo bene il profumo dei fiori nel giardino, non ho mai preso il sole in topless, ma ho un matrimonio ed il mio abito è scollato, mi cospargo d’olio abbronzante e mi addormento al sole, rilassata e serena. Mi sveglio per il caldo, corro sotto la doccia e faccio fatica a far venir via l’olio. Ad un tratto nello sfregarmi, mi arriva un pugno nello stomaco. Cos’è questa sensazione inaspettata che mi fa sussultare e mi spinge a sfiorarmi un’ultima volta? Ed il pugno ritorna, più forte di prima, sferrato nello stomaco da non so chi, da non so cosa. Trascorro la notte senza troppi affanni ma so precisamente cosa farò l’indomani. L’appuntamento è immediato e ci vado sola, so già cosa mi aspetta e voglio esser sola. Tutto troppo intimo, troppo forte, troppo cosa? La delicatezza del medico senologo che mi visita è senza eguali. Sappiamo entrambi cosa non stiamo dicendo. Sono così tranquilla che mi chiede: “ha capito di cosa stiamo parlando?”. 
Si ho capito, in realtà non mi ha detto più di tanto, ma non ce n’è bisogno. Tutto è così ovattato ma chiaro, nessun tipo di reazione, nessun tipo di paura. So solo con certezza che da quel momento la mia vita prenderà un’altra direzione. Scelgo di partire con un’amica, Elsa, con la mia valigia già piena di sogni che si infrangono, mentre la riempio ne sento il rumore, li sento ammassarsi tutti insieme, e rompersi. Ma non ho tempo per pensare a loro, devo essere lucida e determinata per affrontare ciò che mi aspetta. Ma cosa mi aspetta? Trentasette anni, esame istologico chiaro e pesante, intervento d’urgenza. Lo dico a pochi,non voglio sciupare l’estate a nessuno. Lo nascondo persino a mia sorella, deve fare un viaggio con la famiglia, non voglio che ci rinunci. Mia madre capta il pericolo ma io glielo nego. Arrivano i tre moschettieri: il mio amore da sempre, Francesco, mia cognata Carla, la mia amica Vittoria. 
Il giorno prima dell’intervento, domenica, muore nel mio paese uno dei migliori amici di mia nipote Annamaria. Incidente, come non pensare e sentire quel dolore già vissuto con la perdita di mio fratello 17 anni prima. Penso e ripenso a Marcello, a questo ragazzo, a mia madre, a questi genitori. Questo è il dolore. Io affronterò ciò che verrà. L’indomani sono in ospedale e tutto ha inizio. Tante, troppe ore ed i miei moschettieri mi aspettano fuori mentre io, ignara del tempo che scorre, dormo. Poi dolore, immagini sfocate, amore intorno, fasciature troppo strette, tutti che farebbero chissà cosa per tirarmi fuori da quel limbo. Ed arriva la diagnosi terribile, e ancora peggio, la sua cura: farò una delle chemio più pesanti, alta probabilità di recidiva, mi cadranno i capelli … bla bla bla… mi sa che non la scampo e nel frattempo la mia vita mi passa davanti. Resetto, mi dico, non me ne frega niente delle probabilità, io comincio e poi si vedrà chi è più forte. Ed inizia l’avventura, faccio di tutto, e mi fanno di tutto. A Brindisi la dottoressa Chetri mi prende sotto la sua ala protettrice. Il medico che mi ha dato la notizia mi cerca per sapere di me. Ebbene sì, accadono anche queste cose meravigliose. Ora il Dottor Galiano, è mio amico ed è lui che mi ha salvato prima di tutto e di tutti per la sua tempestiva diagnosi. 
I miei amici non mi hanno mai mollato, la mia famiglia, il mio amore, le mie mamme. Mia madre ogni volta che rientro dalla terapia mi aspetta sulle scale, non distoglie lo sguardo dai mie occhi e poi mi bacia. Mi sento protetta dal suo amore. Questo è un periodo di grande cambiamento emotivo… 
In ospedale scelgo sempre la sedia più scomoda, poi casa, la musica di sottofondo della stanza in penombra,le preghiere,le riflessioni. Ed un tempo, che sembrava dovesse essere interminabile, finisce lasciandomi viva, ancora più viva, ancora più forte, e felice. Sì felice… 
Poi un giorno, un maledetto giorno, il mio amore inizia a non stare bene… Nooooo il mio urlo è disumano, è interno, senza suono, senza vibrazione, ma potendo esplodere con tutta la sua forza distruggerebbe tutto. Tutto. 
Ogni mia singola cellula, ogni mio pensiero, si infilano in un vortice di sofferenza, di dolore inenarrabile. Resto lì attonita, inerme, arresa, senza forza alcuna… ogni parola è vana. Tutto è assurdo, atroce, senza senso. Non c’è presente, non c’è futuro… 
Sono una nave in balia della tempesta più tremenda. 
Chiedo a Dio, lo supplico. Fammi morire in questo momento ma non farmi sentire questo dolore. Lo invoco . Fai tornare indietro il tempo. Cambia questa chance! Invece no! tocca a me ancora una volta fare il caterpillar e rivoltare il mondo. Partiamo, torniamo e ripartiamo, sino a che capiamo che si tratta di una malattia non rara, rarissima. Tutto ciò che c’è da leggere su questa cosa io la leggo . Consulti Boston-Milano-Brindisi. Si comincia! Ce l’ho fatta io? Ce la farai anche tu!!! Hai capito? Urlo! Hai capito? 
Forza, forza, forza. E Francesco é una forza, sprezzante del pericolo, coraggioso combatte, affronta tutto, si fa fare di tutto. Uomini così ce ne sono pochi. Anzi, non ce ne sono! Non ha paura di nulla! Io sono sempre lì, non mi muovo, tutto passa dalle mie mani e dai miei occhi. Lui vuole solo me. 
Quando possiamo, usciamo. Eleonora, la mia amica del cuore, ci fa da guida: Milano, gite ai laghi, Como, paesini dispersi, la Certosa, la voglia di viaggiare di Francesco è più forte di qualsiasi cosa. Si può essere così felici combattendo? Sì… 
Quando siamo stanchi abbiamo il nostro miniappartamento a Milano, sul laghetto. È lì che mi chiede di sposarlo. Ed inizia così la parte più bella della nostra favola. Puoi scoprire di aver vissuto e di vivere una storia d’amore meravigliosa in questo modo? Sì, assolutamente sì! Sì lo voglio… La malattia è in regressione, dai dai che a Natale ti porto in viaggio di nozze nel posto più bello che possa esistere – mi dice. Matrimonio da favola, festa grande, la felicità in corpo! 
Poi inizia a non andare qualcosa. Dio, ti prego, non mi fare questo, Dio aiutami perché non è possibile. Dio ti scongiuro. Farò di tutto, fammi morire, fai morire me. Non posso, non voglio vivere senza Francesco. 
So che hai bisogno di me ma non mi lasciano entrare. Chiedo, richiedo, sbraito, ma nulla. 
24 dicembre: che ci facciamo io e te qui? Dovevamo essere in viaggio. Ripercorro le tappe della nostra vita insieme, incasinata e meravigliosa, flash a più non posso, fatemi entrare! Apro la porta, o posso o non posso,io entro. Incurante di tutti vengo da te. Si apre un varco ed io passo, io da qui non mi muovo! Voglio stare col mio amore, mi stringi la mano ed io sento tutto il tuo essere, sento che non vuoi lasciare la mia mano. Immagina io! E chi ti molla, non vai da nessuna parte senza di me e ti parlo nell’orecchio, sei il mio amore, il mio amore per sempre, stringi la mano se mi senti… e la tua mano stringe più forte la mia. Non lascerò andare quella mano, sarà sempre nella mia… 
Ma non tutto ciò che chiediamo si realizza come vorremmo, a volte c’è un’altra strada da percorrere. Il giorno di Natale Francesco ha intrapreso il suo viaggio ed io sono qui a stringere una mano che non vedo più ma che sento ancora… 
Sono ancora qui ed ho promesso che vivrò, vivrò per me, vivrò per amore, sorriderò, riderò, continuerò a viaggiare e a scoprire il mondo…

Questa bellissima testimonianza è stata pubblicata sul sito www.resilienzanarrativa.it realizzato dall’Associazione di Promozione Sociale Conghiglia, grazie ad un contributo incondizionato della Susan G. Komen Italia Onlus

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