Home Politica Mutamenti e prospettive dopo il varo della Giunta In Sintonia – di Giovanni Galeone

Mutamenti e prospettive dopo il varo della Giunta In Sintonia – di Giovanni Galeone

da Cosimo Saracino
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Se qualcuno avesse ipotizzato, non tanto tempo fa, che Sindaco e Vicesindaco del Comune di Mesagne sarebbero stati un ex parlamentare di Rifondazione Comunista e un ex storico esponente della destra di Alleanza Nazionale, è probabile che i primi a riderci sopra sarebbero stati gli stessi protagonisti, a seguire poi nel sollazzo i loro sostenitori e la cosa sarebbe parsa quanto meno buffa e improbabile anche ai loro oppositori.

Non potrebbe esserci simbolo più rappresentativo di questo duo ai vertici del Comune per declinare i mutamenti intervenuti nella politica mesagnese degli ultimi anni.

Paradosso per paradosso, per chi scrive, la vittoria di Rosanna Saracino sarebbe stato davvero intrigante da un punto di vista politico per vedere come le due coalizioni concorrenti avrebbero realizzato il loro amore per la citta in una situazione estrema ed imprevista e a quale intelligenza e creatività avrebbero fatto ricorso. Non è mancato molto perché questo scenario si realizzasse ed è un dato che meriterebbe qualche riflessione.

Ha vinto comunque Toni Matarrelli, è giusto riconoscerlo, augurargli buon lavoro assieme alla sua Giunta e sperare nella risoluzione dei problemi della città. È altresì giusto, a dispetto delle insofferenze di questi giorni, riconoscere alle opposizioni il diritto/dovere di esercizio critico sulle questioni politiche-amministrative, cosa che farà bene non solo alla città, ma anche e soprattutto alla Giunta appena formata.

La vittoria del neo-sindaco ha poggiato molto sulle nove liste costruite a suo sostegno, un’operazione giocata d’anticipo sui concorrenti, pensata da lungo tempo, certamente ancor prima della caduta del Sindaco. D’altro canto bisogna riconoscere che Matarrelli nella costruzione della sua carriera politica è sempre stato un minuzioso progettista con una cura maniacale dei dettagli e una strategia militaresca nella discesa in campo, aggiunta a una sottile capacità di coinvolgimento dei suoi a cui ha sempre saputo trasmettere la convinzione che lo facesse più per loro che per sé stesso.

Il raggiungimento della maggioranza consiliare al primo turno ha condizionato il risultato, l’appello al voto utile anche se in misura limitata ha fatto breccia quanto basta per assicurare la vittoria di misura a Matarrelli. Non vi è certezza, ma è ragionevole pensare che con le liste di InSintonia sotto il 50% al primo turno, a spuntarla al ballottaggio sarebbe stata Rosanna Saracino.

Di tutta evidenza la città è uscita spaccata da questo voto amministrativo. I motivi sono vari, innanzitutto l’antefatto della traumatica caduta del Sindaco ad un anno dalla sua scadenza ha alzato il livello dello scontro, la formazione della nuova giunta sostanzialmente simile a quella uscente ha confermato di fatto quello che è sembrato essere il motivo vero di questa chiamata alle urne, il subentro nella carica Sindaco per il recupero di un ruolo istituzionale. E questa scelta se ne è portata dietro un’altra su cui la città si è nettamente divisa e cioè il modo in cui il Sindaco declina il suo ruolo politico: un’interpretazione eccessivamente personalistica e una spregiudicata disinvoltura politica che lo porta a riposizionarsi in continuazione secondo le convenienze del momento.

La competizione appena conclusa è stata uno scontro tra 4 coalizioni politiche e una coalizione, diciamo, “dell’inclusività”, quella che poi ha vinto. L’inclusività, questo simpatico termine alle nostre latitudini fa abbastanza proseliti, dietro di esso si può trovare di tutto, dall’opportunismo al trasformismo, dai delusi della politica alle rivincite personali, dagli ex di destra e quelli di centro e di sinistra, insomma il mettere assieme sotto la guida di un demiurgo munifico e al di fuori del merito politico, tutto e il suo contrario per il “bene del territorio”.

È così disdicevole che ci sia qualcuno, qualcosa, un gruppo o più coalizioni, disposti a perdere pur di sottrarsi a questa deriva equivoca dell’inclusività e costruire un percorso politico alternativo? Io penso che sia una fortuna che si sia formato in città un argine robusto che si oppone a questa inerzia, e che non trovarsi dalla parte dei vincitori non è motivo sufficiente per rinunciare alla dignità di una battaglia politica a viso aperto. Un risultato elettorale poi non stabilisce ragione e torti, decreta un vincitore che in quel dato momento storico ha saputo conquistare un voto maggioritario, e la storia è piena di vittorie dove le ragioni stavano dalla parte dei perdenti, non voglio azzardare che sia questo il caso, ma sono fuori luogo anche tronfie euforie dei vittoriosi.

E veniamo agli altri competitor. All’inizio della campagna elettorale qualche commentatrice interessata aveva sbrigativamente liquidato la scelta di Rosanna Saracino come priva di novità. Direi che tutto ha dimostrato il contrario. La penalista mesagnese è stata la novità principale di questa tornata elettorale, pur senza l’appoggio dei poteri economici della città, senza l’apporto di esperti della comunicazione, senza finanziamenti elettorali, con la stampa schierata dall’altra parte, ha sfiorato una vittoria clamorosa, ha saputo disimpegnarsi nello scontro con sobrietà e determinazione, non ha perso la testa di fronte alle trappole che gli sono state tese, ha guidato con equilibrio un centrosinistra che ha dato segni vitali di rigenerazione, ha dimostrato di saper costruire un rapporto con la città basato sull’umiltà, l’ascolto, il rispetto senza vendere illusioni e promesse. Un dato importante che consegna sulla scena politica locale una nuova risorsa da cui il centro sinistra può ripartire.

Carmine Dimastrodonato ha dimostrato di possedere un consenso personale rispettabile, ma la coalizione di centro destra dopo l’interessante prova delle primarie è rimasta vittima delle sue lacerazioni e risente ancora della diaspora di questi anni, Carlo Ferraro ha portato per la prima volta i 5 Stelle in Consiglio Comunale, si è disimpegnato con dignità e ovviamente non poteva capitalizzare il voto di opinione delle Europee, rilevante ma in calo come ovunque sullo scorso anno. Non sappiamo se Antonio Calabrese avrà capito che il suo lodevole impegno va coniugato e valorizzato in una coalizione politica affine ai valori di Italia in Comune come già avviene altrove, in questi giorni Matarrelli ha lanciato la sua rete anche nella sua direzione, ma il rischio è di ritrovarsi imbrigliato su un carro fin troppo affollato e sostanzialmente con la stessa Amministrazione che ha tenacemente combattuto in questi anni. Vedremo.

Intanto all’orizzonte si preannuncia un’altra consultazione elettorale per la Regione. Il Sindaco nel comizio di ringraziamento ha lanciato l’assist per il consigliere regionale uscente Mauro Vizzino, attualmente collocato nel gruppo consiliare di LEU, e fatto capire che la campagna elettorale prosegue. Luigi Vizzino intanto ha ben presidiato le sue posizioni in Giunta, in diversi si dovranno accontentare delle deleghe consiliari che si preannunciano numerose come nona mai mentre si affacciano anche formalità di coinvolgimento più che discutibili. Si è capito inoltre che laddove il ruolo di Emiliano dovesse risultare in consessi istituzionali, manchevole e deficitario (e figuriamoci quanto sia difficile) il Sindaco non sarà della partita. Intanto sorgono destabilizzanti legami brindisini, speriamo che non ci sia un altro Sindaco da far cadere. Sarà comunque dura per tutti e piena di incognite la partita per le Regionali, troppi elementi di confusione e di indefinitezza, c’è chi spera in un’alternativa ad Emiliano mentre all’orizzonte si affaccia il profilo di Fitto.

Abbiamo sentito azzardare in questa complessa situazione politica che la Giunta appena eletta ha un orizzonte progettuale decennale. “Vasto programma” avrebbe detto il Presidente francese Charles De Gaulle in risposta ad un contestatore che in quel caso gli proponeva di far fuori i cretini.

Giovanni Galeone

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