Home Attualità Madre Giuseppina Vannini, la suora che aprì l’ospedale di Mesagne, canonizzata da Papa Francesco

Madre Giuseppina Vannini, la suora che aprì l’ospedale di Mesagne, canonizzata da Papa Francesco

da Cosimo Saracino
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Madre Giuseppina Vannini è santa. La fondatrice della congregazione Figlie di San Camillo verrà canonizzata domenica 13 ottobre da Papa Francesco. La storia della presenza della fondatrice delle Figlie di San Camillo a Mesagne inizia con una lettera che il signor Francesco Martucci, membro della Congregazione di Carità di Mesagne le invia il 23 aprile 1894 in cui si chiedeva la presenza delle suore nell’ospedale civile. Il 25 aprile 1894 madre Vannini chiese informazioni sull’ospedale e quante suore sarebbero state necessarie. Il 28 aprile 1894 Francesco Martucci rispose che nell’ospedale “ci sono 23 letti per gli inferni, lo stabile è ben messo, c’è un altare in fondo al corridoio ed esiste la chiesa della Madonna di Loreto che comunica con l’ospedale”. Dopo meno di un mese, il 22 maggio 1894, Madre Giuseppina Vannini invia al Martucci un’immagine di San Camillo e, implicitamente, accetta di mandare le suore a Mesagne. Le trattative erano giunte al termine quando arriva da Roma un cambiamento di rotta. Da Mesagne partono lettere alla Madre per concludere la convenzione, ma i superiori ecclesiastici non vogliono darvi corso. C’erano state controversie tra i dirigenti dell’ospedale e la Congregazione della carità. A quel punto interviene il vescovo di Brindisi mons. Palmieri, l’arciprete Don Daniele Capodieci e il vicario foraneo i quali insistettero affinché la Madre Giuseppina Vannini mandasse le suore nell’ospedale di Mesagne.

Finalmente il 12 novembre 1894 Madre Giuseppina Vannini, insieme a Sr. Alfonsina Ferrari arrivano a Mesagne per attuare la fondazione. Poi la comunità si allarga: il 9 dicembre 1894 arrivano tre suore insieme a suor Alfonsina Ferrari come superiora. Madre Vannini rimase a Mesagne fino al 18 dicembre di quell’anno. Le suore si misero al servizio, la gente iniziò ad affezionarsi. Le camilliane riscuotevano venerazione e rispetto da tutto il popolo. Madre Giuseppina ritornò in città a luglio 1895, il 1 settembre 1896 e il 5 dicembre 1897 (in questa data ricevette la confessione religiosa di due suore). L’11 marzo 1907 accettò di aprire una piccola comunità a Latiano ma non ci fu più prosieguo a questa prospettiva. Il 23 febbraio 1911 morì a Roma. Da alcune fonti si evidenzia che ogni volta che Madre Giuseppina veniva Mesagne non solo si prodigava per le sue suore ma occupava il tempo per insegnare ai bambini i primi elementi della dottrina cristiana. Tra questi ci fu il giovane Antonio Epicoco che poi divenne monsignore e che nella sua agenda, il 5 ottobre 1956, annotava: “In Roma, nella sacra congregazione dei riti, depongo a pro della serva di Dio Madre Giuseppina Vannini fondatrice delle Figlie di San Camillo de Lellis, essendosi introdotta la causa per la sua beatificazione la ebbi a conoscere per la prima volta in Mesagne nel 1894. In questo anno fondò la casa delle suore di San Camillo nel nostro ospedale civile”.

Negli anni della prima guerra mondiale i tempi erano difficili. Le suore venivano chiamate ad impegni straordinari. Nel 1916 sr. Fortunata Vacis emise i voti perpetui nella chiesa di Mater Domini. Oggi la comunità delle suore camilliane è parte fondamentale della struttura sanitaria gestita dalla Cooperativa OSA Villa Bianca e Casa Melissa. Si deve al coraggio e alla generosità del presidente Giuseppe Milanese, del compianto padre Totò e dell’allora cappellano dell’ospedale, don Pietro Depunzio, che le suore non abbiano fatto ritorno nella casa madre dopo la conclusione della convenzione con la Asl.

Il miracolo riconosciuto dalla Chiesa

Un volo di tre piani, a testa in giù, nel vano dell’ascensore: miracolato da Madre Giuseppina

Madre Giuseppina Vannini verrà canonizzata domenica 13. Si tratta della prima santa romana della sanita’, e della «prima santa tutta romana, oltre quattrocento anni dopo la canonizzazione di santa Francesca Romana», sottolinea la postulatrice generale suor Bernadette Rossoni. Nata a Roma il 7 luglio 1859, Giuseppina Vannini, al secolo: Giuditta Adelaide Agata è stata la fondatrice delle Figlie di San Camillo facendole diffondere oltre che in Italia anche in Francia, Belgio e America del Sud. Dedito alla cura degli infermi e contrassegnato dalla tipica grande croce rossa sull’abito, oggi l’Istituto è presente in Europa, Asia, Africa, America, in 22 nazioni del mondo.

Il miracolo

Giuseppina diventa santa grazie ad un miracolo avvenuto in Brasile: per sua intercessione si è salvato un uomo caduto nel vuoto da un’altezza di 12 metri. L’inchiesta diocesana sull’asserito miracolo si è svolta dal 1° al 4 dicembre 2015. Gli atti relativi sono stati consegnati il 15 dicembre 2015 presso la Congregazione delle Cause dei Santi e, il 27 maggio 2016, hanno ottenuto il decreto di convalida.

Il 27 settembre 2018 la Consulta Medica ha riconosciuto l’inspiegabilità tecnica del caso di scampato pericolo, mentre il 19 febbraio 2019 i Consultori Teologi hanno espresso parere favorevole circa la natura miracolosa dell’evento. I cardinali e i vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi, il 7 maggio 2019, hanno confermato il nesso tra l’accaduto e l’intercessione di madre Giuseppina Vannini.

A testa in giù nel pozzo dell’ascensore

Quanto accadde in Brasile la mattina del 19 febbraio del 2007, come descrive la Postulazione generale delle Figlie di San Camillo. Il sig. Arno Celson Klauck impegnato a lavorare sopra la copertura di un edificio in costruzione “Casa di riposo Madre Giuseppina Vannini” per coprire il buco del vano-ascensore con delle tavole di legno, nel tentativo di incastrarle ha perso l’equilibrio ed è precipitato con la testa in giù nel pozzo dell’ ascensore. Durante la caduta da un’altezza di oltre dieci metri, corrispondenti ai tre piani del fabbricato è crollata anche una parete di 1,5 metri e precipitando il sig. Arno ha sbattuto contro il solaio del secondo piano che non ha retto all’impatto.

“Madre mia, aiutami”

Nella caduta gli venne spontaneo invocare madre Giuseppina, esclamando: «Madre mia, aiutami!». Procedendo nella sua caduta l’infortunato ha urtato contro il solaio del primo e del secondo piano, che hanno ceduto facendo precipitare l’operaio a terra in fondo al pozzo dell’ ascensore. Durante la caduta da un’altezza di oltre dieci metri, corrispondenti ai tre piani del fabbricato è crollata anche una parete di 1,5 metri. L’impatto con il suolo è stato ammortizzato dalla presenza di acqua sul fondo e detriti di ogni genere (mattoni, ferro, legno, ecc.).

Nessuna lesione

Soccorso immediatamente dal figlio e da un collega di lavoro è stato trovato cosciente e senza la presenza di alcuna lesione fisica tranne un taglio sul labbro. Il casco di protezione si schiacciò completamente nella caduta. Estratto dal pozzo, Arno Celson Klauck è stato portato immediatamente al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Sinop, dove vengono eseguiti accertamenti diagnostici ed indagini strumentali. Il dott. Lacerda che ha visitato il paziente al suo arrivo ha riscontrato escoriazioni multiple ma non la presenza di trauma cranio-encefalico.

Tre giorni dopo è tornato a lavorare

Anche le indagini strumentali (RX) non hanno evidenziato alcuna lesione traumatica. Al paziente sono stati somministrati antidolorifici e antiinfiammatori. II sig. Arno tre giorni dopo l’incidente è tornato a lavorare. Quindici giorni dopo il sanato si è sottoposto a 4 sedute di fisioterapia per dolori alla schiena (lombalgia). Nel 2012 è stata documentata una spondilosi lombare che non ha relazione con il trauma sofferto nel 2007 e che non gli impedisce di lavorare. Nel 2015 viene visitato dal dott. Stoppa, ortopedico, il quale conferma che può continuare a svolgere il suo lavoro.

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