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Lungo la strada… – di padre Angelo Muri

da Cosimo Saracino
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(Padre Angelo Muri) – Sono le ore 14.00 del 26 dicembre 2020. Poche ore ci dividono dalla solennità del Santo Natale, dall’Eucarestia celebrata da Papa Francesco nella basilica di S. Pietro. La Chiesa intera ha cantato: “Vieni Signore Gesù, il mondo ha bisogno di te!”. Son cambiate tante cose, son passati tanti anni e si sono succeduti tanti Papa, eppure nel giorno del Natale l’umanità si ritrova davanti a quel Bambinello con la gioia di sempre. La Chiesa prega, chiede, spera, umiliata si rialza e rinnova l’invocazione: “Vieni ancora Signore, vieni con la tua luce, vieni con il tuo messaggio di vita e di amore… il mondo ha bisogno di te!”.

Tutti i popoli, diversi per storia, lingua e cultura, si rivolgono a quel Bambinello e lo implorano di non tardare perché potrebbe non avere più la materia, l’umanità, da trasformare in una Chiesa missionaria… proprio adesso che è urgente cantare l’oggi di Cristo, il Figlio di Dio, che è tornato a rinascere e a farsi uno di noi! Il nostro modo di pregare, di celebrare, di attendere Dio è vero o simbolico? Gesù affidò una missione ai discepoli di Giovanni: “Andate a raccontargli quello che avete visto e udito: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono risanati, i sordi odono, i morti risorgono, la salvezza viene annunziata ai poveri. Beato chi non perderà la fede in me” (Lc 7,22-23); e ancora, ai suoi: “Date voi qualcosa da mangiare a questa gente!” (Lc 9,13).

Non abbiamo nulla da dare, nessuno da indicare e testimoniare perché non viviamo più l’esperienza naturale dell’essere grappoli d’uva attaccati al tralcio… dobbiamo ritornare ad essere dei cristiani che vivono la propria familiarità con il Cristo, condividendone la stessa missione! Ecco perché “oggi per voi, nella città di Davide, è nato il Salvatore, il Cristo, il Signore. Lo riconoscerete così: troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia” (Lc 2,11-12). È il Figlio di Dio, affidato a tutti noi! “La Parola che dà la vita esisteva fin dal principio: noi l’abbiamo udita, l’abbiamo vista con i nostri occhi, l’abbiamo contemplata, l’abbiamo toccata con le nostre mani. La vita si è manifestata e noi l’abbiamo veduta. Siamo i suoi testimoni e perciò ve ne parliamo.

Vi annunziamo la vita eterna che era accanto a Dio Padre, e che il Padre ci ha fatto conoscere. Perciò parliamo anche a voi di ciò che abbiamo visto e udito; così sarete uniti a noi nella comunione che abbiamo con il Padre e con Gesù Cristo suo Figlio. Vi scriviamo tutto questo, perché la nostra gioia sia perfetta” (1Gv 1,1-4). Questa è la Chiesa che vive l’amore di Cristo e l’amore per l’uomo. Il virus non ha intaccato solo la mente, facendoci illudere di credere (mentre crediamo in ciò che vogliamo e quando vogliamo); ha inaridito il cuore… “Nel Natale celebriamo la luce del Cristo che viene al mondo e lui viene per tutti: non soltanto per alcuni.

Oggi, in questo tempo di oscurità e incertezze per la pandemia, appaiono diverse luci di speranza, come le scoperte dei vaccini. Ma perché queste luci possano illuminare e portare speranza al mondo intero, devono stare a disposizione di tutti. Non possiamo lasciare che i nazionalismi chiusi ci impediscano di vivere come la vera famiglia umana che siamo. Non possiamo neanche lasciare che il virus dell’individualismo radicale vinca noi e ci renda indifferenti alla sofferenza di altri fratelli e sorelle. Non posso mettere me stesso prima degli altri, mettendo le leggi del mercato e dei brevetti di invenzione sopra le leggi dell’amore e della salute dell’umanità.

Chiedo a tutti: ai responsabili degli Stati, alle imprese, agli organismi internazionali, di promuovere la cooperazione e non la concorrenza, e di cercare una soluzione per tutti: vaccini per tutti, specialmente per i più vulnerabili e bisognosi di tutte le regioni del Pianeta. Al primo posto, i più vulnerabili e bisognosi!” (Papa Francesco, dal messaggio Urbi et Orbi del 25 dicembre 2020). Apriamo la nostra vita al Natale di Gesù Bambino, festa in cui, riconoscendo e adorando il Figlio di Dio, lo accogliamo come dono del Padre! Il simbolo del presepe ci aiuti ad andare oltre, a spalancare al Dio Bambino la nostra mente e il nostro cuore perché possa rinascere in noi!

Alla vigilia di un altro anno che la provvidenza di Dio vorrà concederci, dispensiamoci dal dirlo “nuovo” o “vecchio”… sarà quello che noi scriveremo ogni giorno a farlo buono o meno! Lutero diceva: “non progredi, regredi est”, “non migliore, è peggiorare”! Attendiamo il vaccino, ma non trascuriamo l’amore che Gesù continua ad indicarci per
la vita nostra e degli altri! oggi

 

 

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