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Lo Sprar mette al sicuro i Comuni dal proliferare delle Case di accoglienza straordinaria

da Cosimo Saracino
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immigrati-milanoI mesagnesi sono sempre stati un popolo dell’accoglienza. Mai in passato hanno dimostrato contrarietà nei confronti dei migranti che pure hanno trovato una vera integrazione nel nostro territorio (vedi gli amici albanesi arrivati nei primi anni 90). Ma negli ultimi tempi il tema è diventato attuale e delicato tanto che in giro per la città ci sono sacche di intolleranza a rischio.

Mesagne, secondo alcune informazioni che siamo riusciti ad avere, ospita attualmente almeno due Centri di accoglienza straordinaria (Cas) aperti dalla Prefettura. E altri ancora ne potrebbero nascere secondo le necessità. Ma un freno a questo proliferare incondizionato dell’accoglienza sarà dato dallo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati).

Da qualche tempo i sindaci virtuosi, che aderiscono alla rete Sprar, non vedranno più paracadutate sul proprio territorio decine di migranti in strutture temporanee prefettizie. La “rivoluzione” è scritta nero su bianco in una circolare del Viminale. «Si passa dall’accoglienza d’emergenza gestita dai prefetti a quella organizzata dai Comuni — spiega Matteo Biffoni, primo cittadino di Prato e delegato Anci all’immigrazione — finalmente i sindaci sapranno per tempo i numeri da gestire, senza più traumi per i territori». Il ministero ha infatti diramato una circolare, l’11 ottobre, con una clausola di salvaguardia che «rende esenti i Comuni che appartengono alla rete Sprar o che abbiano già manifestato la volontà di aderirvi, dall’attivazione di ulteriori forme di accoglienza ». Tradotto: si mettono al riparo i sindaci dello Sprar dal trovare sul proprio territorio ulteriori migranti spediti lì dai prefetti. «Cercheremo posti dove i sindaci non hanno fatto accoglienza — conferma il prefetto Mario Morcone — in Veneto sono 250 i Comuni che non accolgono». Non solo. L’idea è eliminare i centri straordinari d’accoglienza e promuovere un unico sistema, quello dello Sprar appunto. Inoltre chi arriva attraverso lo Sprar è gentela cui condizione di rifugiato politico è stata già vagliata dal ministero. Chi viene accolto con i Cas, di contro, deve essere ancora verificato.

Una vittoria per l’Anci: «Con il sistema attuale — chiarisce Biffoni — il prefetto può chiamare un sindaco in qualsiasi momento e stabilire il numero di migranti che il territorio deve accogliere. Un esempio è il caso del comune di Bagnoli che con 3.600 abitanti ospita 900 profughi in una caserma. Ora la protezione dei Comuni che fanno lo Sprar è nero su bianco e se il prefetto ti chiama per annunciare nuovi arrivi tu puoi dire no». L’accordo è il cuore del nuovo Piano nazionale d’accoglienza, in cui tutti dovranno fare la propria parte. Mancano gli ultimi dettagli, ma le future quote sono già chiare: 2,5 migranti ogni mille abitanti per i Comuni di media dimensione. Per la nostra città potranno arrivare un massimo di 67 persone comprensive di quelle già presenti. Ed è quindi corretto affermare come dicono anche le opposizioni mesagnesi che il sitema Sprar deve continuare.

fonte: Repubblica.it

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