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L’ex convento dei Frati Cappuccini di Mesagne candidato al Fondo Ambiente Italia

da Cosimo Saracino
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L’ex convento dei Frati Cappuccini di Mesagne, ubicato al termine di via Reali di Bulgaria, è inserito nei beni storici candidati a divenire parte integrante del Fondo Ambiente Italia. A Mesagne, infatti, un ex-Convento dei Cappuccini sta evolvendo in Monastero del 3° Millennio, cioè un luogo che aggrega persone, saperi e strumenti appropriati per diffondere la cultura, l’arte e la scienza in modo da preparare i giovani ad essere innovatori e protagonisti del futuro nella loro stessa comunità, già ricca di storia. Tale monumento, di proprietà comunale quindi pubblico, è gestito senza scopo di lucro e in comodato d’uso dall’ISBEM (Istituto Scientifico Biomedico Euro Mediterraneo) che è Ente del terzo settore. Questa Impresa Sociale è impegnata a valorizzare le intelligenze locali, in primis con la ricerca e la formazione nel Pianeta Salute, contribuendo così ad arginare l’esodo di giovani e senior dal Mezzogiorno, che continua ad impoverirsi della sua vera miniera, cioè il capitale umano.

Nel passato, soprattutto nei momenti più opachi del Medioevo che minacciavano di seppellire nell’oblio fiorenti conquiste del pensiero, i monaci e i monasteri hanno avuto un ruolo cruciale nella crescita culturale e nella trasmissione della conoscenza ai vari settori della società. Oggi, un’analoga funzione può essere svolta proficuamente dai ricercatori che, in questi luoghi della memoria, hanno l’opportunità di aprirsi al territorio e testimoniare in vari modi il loro ruolo sociale. L’ubicazione dell’ISBEM nell’ex convento dei Cappuccini di Mesagne, infatti, è più che simbolica in quanto essa incarna un nuovo patto fra ricerca e formazione, restituendo così al monumento quel ruolo che aveva prima dell’avvento del metodo scientifico. Di fatto, rendere fruibile un antico convento del 1600 per finalizzarlo alla cultura, all’arte, alla ricerca e alla formazione significa fare innovazione sociale per creare una comunità smart oltre che giusta, più che mai necessaria considerando l’attuale contesto che, con proporzioni e modalità diverse, viene percepito da molti come un ritorno a un nuovo Medioevo, viste le tante criticità locali e globali quali quelle economiche, climatiche, pandemiche, industriali e sociali.

Il Monastero del 3° Millennio è uno snodo operativo e interattivo fra gli attori del progresso (istituzioni, ricerca, imprese, enti del terzo settore, scuola e comunicazione), la cui coesione è la premessa per individuare le criticità e trovare le soluzioni sostenibili che portino ritorni economici e immateriali (culturali, morali, etici, sociali, ecc.) alla comunità. Come? Con le idee forti, con il capitale umano arricchito di cultura e di competenze, con le tecniche di progettazione nonché con i finanziamenti che scaturiscono dai bandi locali, regionali, nazionali ed internazionali. Pertanto, incamminandosi su tali percorsi virtuosi e contando sul contributo della sua storia, della sua cultura, dei suoi talenti e dell’arte, il Mezzogiorno potrà entrare nella fase di riscatto sociale e morale da tempo atteso: cioè costruire il futuro fin da oggi!

Visitando l’ex-Convento francescano, si potrà ammirare uno spettacolare monumento della storia cristiana (architettura, affreschi e spazi evocativi), ma anche andare in risonanza con lo sforzo di una comunità scientifica, incardinata in una realtà periferica, quella messapico-jonico-salentina che, come quella pugliese in toto, è in cammino verso l’innovazione. Infatti, grazie al virtuoso connubio tra passato (Convento dei Cappuccini), futuro (Società della Conoscenza) e risorse disponibili (Talenti e Patrimonio), nel Monastero del 3° Millennio  si realizzano progetti di ricerca, formazione e servizi.

 

ASPETTI  ARTISTICI e STORIA del CONVENTO, in estrema sintesi

Insieme a quel che resta della chiesetta di Santa Maria di Stigliano, l’ex convento dei Cappuccini di Mesagne origina verosimilmente da un insediamento monastico di rito greco. Nel 1104, il conte Goffredo di Conversano, avendo deciso di subordinare gli insediamenti d’origine greco-bizantina alle istituzioni latine, la cedette al Monastero di Santa Maria di Nardò. Attualmente, la chiesa è indistinguibile dall’esterno, essendo inglobata nella struttura conventuale. Strutturata in un’unica navata con volta a botte, la chiesa ha nel suo interno diverse tracce di affreschi che hanno urgente bisogno di essere restaurati e valorizzati. Fino a qualche decennio fa, sul tetto anteriormente, si poteva osservare un campanile a vela dotato di una campana dal peso di un quintale che è andata persa.

La fase francescana è databile intorno al 1539 quando la chiesa venne concessa ai frati in comodato d’uso, grazie a un accordo che coinvolgeva la municipalità di Mesagne. Nel monastero alloggiarono personalità di grande fede e spiritualità, quali Giacomo da Molfetta (Molfetta, 25-10-1489 – Mesagne, 7-9-1561), Angelo da Castellaneta, morto intorno al 1567, rispettivamente secondo e settimo ministro provinciale della provincia di S. Girolamo. Su Giacomo da Molfetta gli stessi suoi confratelli cappuccini riferiscono che: “dopo quattro anni di sepoltura fu trovato il suo corpo incorrotto, che salava un soavissimo odore. Per l’alto concetto di santità, che lasciò di sé dopo la morte, il popolo di Mesagne gli eresse una statua, che fino al giorno presente [1730], si mira sul frontespizio della nostra chiesa di detta Terra“. Celebre fu padre Pietro da Mesagne, morto nel 1576 nella stessa città.

I frati usarono alcuni vecchi tuguri costruiti precedentemente dai Basiliani, attorno alla chiesa creando il primo abbozzo di convento, nel 1548. Significativo fu il supporto di Lucantonio Resta, allora arciprete della Collegiata di Mesagne e di padre Antonio da Putignano. La maggior parte dei lavori furono portati a compimento tra il 1550 e il 1555. Di rilievo, c’è anche lo stemma della famiglia Albricci, posto sulla facciata ovest del convento; è ancora esistente ed è in buone condizioni, attestando così il contributo che vi ebbe Giannantonio Albricci, divenuto signore di Mesagne nel 1591.

Per pagare debiti di guerra, nel 1866, il giovane Regno d’Italia decise di incamerare i beni ecclesiastici, per cui anche questo Convento fu soppresso e quindi poi abbandonato a malincuore dai Cappuccini. Così, andò disperso gran parte del suo ingente patrimonio culturale, anche se qualcosa è rimasto: ad esempio, i 1925 volumi confluiti nella Biblioteca civica di Mesagne, le tele con rappresentazione del Cristo Salvator Mundi, dei Tredici Apostoli, S. Francesco d’Assisi e di S. Lorenzo da Brindisi, ora conservate nella parrocchia della Santissima Annunziata.

Negli anni, la struttura ha assunto ruoli molto diversi da quelli per cui fu concepita. Fu usata come caserma delle Guardie Doganali di Brindisi e successivamente come scuola e poi asilo per i poveri. Inserita fra le proprietà del Comune di Mesagne, divenne carcere mandamentale, restandolo fino al 1971 quando ne fu decretata la chiusura. Sia il convento che l’annessa chiesa rimasero quindi abbandonati e utilizzati come deposito comunale fino a quando, grazie al Giubileo 2000, non si reperirono i finanziamenti per trasformarla in Casa del Pellegrino. Ciò ha consentito la riscoperta di notevoli testimonianze artistiche, quali gli affreschi in chiesa di San Francesco Cappuccino (1568), ed uno splendido affresco semicircolare (1592) nella sala del Refettorio. In esso, si intravede S. Francesco in adorazione a Cristo deposto sul grembo di Maria circondata dalle altre due Marie, con un angelo che suona il violino nello sfondo. Per secoli, tali residui affreschi sono rimasti nascosti sotto una coltre di calce e ora necessitano di restauro e di valorizzazione. È degno di nota sia l’altare barocco della chiesa, con l’edicola centrale di una bellissima Madonna con Bambino, che la scala originale in pietra per accedere al primo piano, che porta i segni di cinque secoli d’uso. Alla Chiesa si accede sia dall’interno che direttamente dall’esterno, essendo l’ingresso del convento posto sulla stessa facciata principale a lato della chiesa, sul versante occidentale.

Nel convento c’è anche un chiostro quadrato con un pozzo, e a pian terreno ci sono vari resti di quelli che furono officine, portineria, cucina, refettorio, infermeria, celle per il frate portinaio e i terziari. Al primo piano ci sono le celle dei frati che hanno avuto diverse destinazioni d’uso negli anni. Molti muri divisori sono stati abbattuti e, nel restauro del 2000, da 3 celle ne sono state ricavate 2 con servizi autonomi, quindi capaci di dare ospitalità.

 

ASPETTI CULTURALI e SCIENTIFICI che occorrono nel MONASTERO del TERZO MILLENNIO

Dal 2007 fino ad oggi, ISBEM usufruisce della concessione dell’ex Convento da parte del Comune di Mesagne, dove ha creato un ambiente di accoglienza e servizi molteplici, anche multimediali, utili per l’innovazione sociale. Si ospitano studenti, ricercatori, docenti e innovatori di tutto il mondo, dando pure ospitalità ad alcune persone abbandonate dalle famiglie. Nell’ambito di programmi di ricerca, formazione e prevenzione – e sempre a titolo gratuito – ISBEM e COMEPER (Comitato Mesagne Per la Ricerca) effettuano esami e visite mediche, offrendo a studenti, laureandi, dottorandi e specializzandi l’opportunità di migliorare le loro competenze sul campo. In tal modo, si facilita il loro rapporto con il mondo scientifico ed industriale, supportandone la creatività e le attività di innovazione nel Pianeta Salute, al contempo incentivandone lo spirito di solidarietà, invogliandoli soprattutto a lavorare incessantemente sempre per il Bene Comune. Tutto ciò in analogia con il contesto di un vetusto convento dei frati cappuccini che oggi diventa Monastero del Terzo Millennio per accogliere cittadini di buona volontà e praticare il Paradigma del Dono. Ancorché in modo non esaustivo, vengono riportate alcue attività che sono reglarmente svolte in tale struttura:

  • DOTTORATO di RICERCA
  • Corsi di EURO-PROGETTAZIONE
  • Corsi di ORIENTAMENTO PRE-UNIVERSITARIO
  • Conferenze di MINI MEDICAL SCHOOL e di LIFE LONG LEARNING
  • SUMMER e WINTER SCHOOLS su TEMI di SCIENZA e CULTURA
  • Corsi per OSSERVATORI CIVICI per AMBIENTE E SALUTE
  • Corsi di TEATRO per la GIOIA e la SALUTE
  • SPORTELLO SOCIALE e CISOM (Centro ISBEM Seconda Opinione Medica)
  • Attività di COLLEGIO aperto all’Europa (Erasmus Plus, ESC, etc.)
  • COMITATI CITTADINI per PROMUOVERE lo STUDIO e la RICERCA fra i GIOVANI e gli ADULTI

 

ASPETTI UMANITARI e SOCIALI

Operando da Monastero del Terzo Millennio, l’ex-Convento dei Cappuccini è un luogo ideale per diffondere la cultura del Paradigma del Dono, cioè per attivare quel circolo virtuoso che è proprio dell’imprenditoria culturale. È un modo per arricchire la comunità e restituire valore in campi essenziali quali la Salute, l’Ambiente, l’Alimentazione, gli Stili di Vita e la Cultura della accoglienza. Come strategia di ISBEM e COMEPER si prevede da un lato di incoraggiare i Cittadini a DONARE e dall’altro di impegnarsi a RESTITUIRE alla COMUNITÀ quello che hanno ricevuto dagli altri, dalla famiglia in giù, dalla scuola, dalle esperienze lavorative, dallo studio e dai loro stessi talenti.

Tale approccio è di certo utile per valorizzare e per rendere fruibile un BENE COMUNE come l’ex-convento dei Cappuccini di Mesagne che è un bellissimo patrimonio da proteggere, da conservare al meglio e da rendere funzionale in modo tale che i cittadini, giovani e senior, possono operare con volontà, con raziocinio e con solide competenze per costruire il futuro con le proprie mani.

Infine, nella rigenerazione e rivitalizzazione territoriale, il ruolo che può svolgere l’ex Convento dei Cappuccini, oltre che al patrimonio storico-culturale, è legato alla posizione geografica, baricentrica rispetto alle sedi universitarie pugliesi, cioè l’Università del Salento e l’Università di Bari che hanno articolazioni territoriali a Brindisi e a Taranto. Accogliere studenti, professori e ricercatori delle due università e di quelli provenienti dall’Europa ed oltre, per svolgere attività di ricerca e di formazione, può contribuire ad innervare di linfa innovativa un ambiente rurale che è ancora avvolto, sotto certi aspetti, da un crepuscolo feudale e di certo a rischio potenziale di degrado sociale, oltre che di analfabetismo di ritorno.

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