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L’analisi del voto di Carlo Ferraro

da Cosimo Saracino
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Comunicato Stampa: A consuntivo di questa breve ed intensa campagna elettorale, di cui non pensavo di poter far parte fino a due mesi fa,

non ho potuto fare a meno di associare le varie componenti in gioco ad altrettanti personaggi letterari, non avendo una pregressa esperienza politica.

Penso all’on. Graduata che, nelle sue analisi politiche usa, come un romantico, in maniera nostalgica categorie ideologiche per decifrare i fatti della vita, andando incontro alla non comprensione del reale. A cosa serve infatti ragionare con il filtro dell’ideologia se si ha di fronte un personaggio crudamente realista come il neo sindaco, che ha usato in campagna elettorale tutti i mezzi per raggiungere i suoi obiettivi? Uno degli errori più evidenti è stato quello di definire “accozzaglia” la coalizione Insintonia. Il velo dell’ideologia non ha consentito di vedere quello che essa era in realtà: un capolavoro di strategia. Una strategia studiata per mesi a tavolino con estrema puntigliosità, molto prima dello “strappo”, costruita con tutti gli ingredienti necessari per vincere: un numero congruo di “signori delle tessere” che, come una compagnia di giro, di elezione in elezione, pur cambiando schieramento politico ed apparentamenti, portano con sé il loro solido pacchetto di voti, assicurandosi sempre e comunque un posto nelle diverse consigliature. E che dire dello schema del nove? Come in una virtuale matrice di Kramer le nove liste civiche e farlocche, hanno portato a casa il numero minimo e necessario per partire da una solida base di “consenso”. E come non parlare dei vari spin doctors, i veri artefici, nascosti nell’ombra, dietro questo successo di pancia e di ricatto?

Davanti a questa fine operazione di ingegneria elettorale ha ancora senso parlare di “civismo”? Troppa grazia, onorevole! Il civismo appare essere solo una foglia di fico usata per camuffare la realtà di un avventurismo teso solo al raggiungimento di un unico scopo: quello di ottenere, “manu militari”, un posto nel consiglio comunale, meglio se da vincitori. Non è mancato, peraltro, il colpo di scena finale quando, davanti alla trappola del ballottaggio il nostro “realista”, con estremo opportunismo, ha tirato fuori dal cilindro il coniglio vincente: quei voti che alla fine hanno fatto la differenza.

E veniamo all’ultima componente di questa trilogia elettorale, quelli che con molta approssimazione definirò “anarchici”, i quali, attraverso la lucida analisi condotta da un pensiero scevro da filtri ideologici e da categorie preconcette, e per questo libero ed anarchico, hanno seguito quasi da spettatori le vicende elettorali. Mi riferisco a quei cittadini che in quattromila hanno votato i 5 Stelle alle europee, e che, con la medesima lucidità non hanno premiato lo stesso alle comunali, forse ritenendolo ancora acerbo a livello locale, o forse intrappolati anch’essi nelle maglie delle parentele incrociate. Sono gli stessi che, liberi dai vecchi schemi, al ballottaggio hanno votato alcuni a favore della Saracino, riconoscendole stima ed affidabilità, altri contro la stessa, non essendo per loro sanabile la rottura del patto sociale perpetrato dalle passate amministrazioni di centro sinistra ai danni dei cittadini senza la tessera di partito. Sono cittadini che non sono scesi a patti con la loro coscienza e per questo vanno rispettati e non considerati complici di patti segreti o altro. In loro nessun idealismo, nessun rimpianto, solo un gesto razionale e responsabile nel fissare un orizzonte possibile di condivisione futura per i 5 stelle, e la visione chiara di una realtà presente bloccata tra apparentamenti incrociati ed obblighi parentali.

Se ho pensato ai “sonnambuli” di un noto scrittore è perché ho riscontrato in queste tre componenti elettorali gli stessi tic caratteriali dei suoi personaggi: davanti ad un futuro incerto e, per ora, poco definibile, i nostri attori locali continuano a vagare nel mondo come sonnambuli, agendo come sempre hanno fatto, rispondendo con vecchi galatei alle nuove richieste che salgono dai cittadini. Chi affrontando ideologicamente un presente che richiede nuove chiavi di lettura, chi andando avanti nel proprio sogno di potere, contro tutto e tutti, con un realismo tanto miope quanto pericoloso, portando una comunità a scontrarsi sul territorio affettivo, ancorché nell’agone democratica, come dovrebbe essere. Chi, infine, invece di abbandonarsi al torpore indotto dai media, cerca responsabilmente di tenere desta la ragione, aprendo la possibilità ad un cambiamento che tarda ad arrivare. Solo un atto di responsabilità assunto da tutti coloro che pensano davvero al bene del paese, e non alla propria bottega, potrà portare il tanto sperato cambiamento.

Carlo Ferraro

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