Home Cultura “La riapertura”, riflessioni di Pier Luigi Lopalco

“La riapertura”, riflessioni di Pier Luigi Lopalco

da Cosimo Saracino
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Ha fatto oggi scalpore un’intervista in cui l’ex premier Matteo Renzi propone una riapertura di scuole e fabbriche il più veloce possibile. La reazione, mia come quella di altri, a questa affermazione è stata unanime: non si può fare senza rischiare una ripresa incontrollata dell’epidemia. Ma poiché i titoli dei giornali sono spesso fuorvianti ed in un tweet non è possibile articolare un pensiero, mi corre l’obbligo di approfondire la questione, oltre che la mia posizione.

Il problema che pone Renzi è serio. La chiusura delle attività non può essere infinita sia perché i cittadini in casa non possono stare per mesi senza impazzire o ammalarsi, sia perché le attività produttive devono in qualche maniera ripartire altrimenti c’è chi si ammalerà di povertà.

Ma per fare questo serve una strategia. Questa strategia è urgente.

Innanzi tutto c’è un pezzo importante di conoscenza scientifica che manca: quanti sono stati realmente gli italiani che sono venuti in contatto con il virus? Quanti hanno sviluppato anticorpi protettivi? Questa informazione è importantissima perché potremmo conoscere l’entità della circolazione fra i portatori asintomatici e farci un’idea della classi di età che prima di altre potranno essere riammesse in comunità più o meno chiuse. Avendo un test affidabile, poi, potremmo addirittura dare la “patente” di immunizzato a singoli cittadini che potrebbero tranquillamente rimettersi a lavorare.

Riaprire le scuole è un’altra faccenda. E’ vero che bambini ed adolescenti superano questa infezione in tutta tranquillità (i casi gravi sono davvero sporadici) ma è anche vero che in Italia non esistono college e gli studenti, dopo essersi scambiati amabilmente i virus, li riportano in famiglia da genitori e nonni.

Insomma la faccenda è complicata. Chi dice di dover adottare il modello Sud Coreano o Israeliano o delle Isole Samoa non è serio. Dobbiamo inventare il modello Italiano. Per farlo serve la scienza e la profonda conoscenza di come funziona la società e la sanità pubblica del nostro Paese.

Insomma bisogna URGENTEMENTE mettere in piedi un gruppo di lavoro che elabori una strategia e dica a tutti noi quando e in che modo potremo riprendere le nostre attività.

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