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Giornata mondiale delle api. Quali api? Cosa possiamo fare di concreto?

da Cosimo Saracino
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(di Stefano Bello, Educatore Ambientale e autore di Messapia Selvatica) –  Ieri, venerdì 20 maggio, c’è stata la Giornata Mondiale delle api, che è stata designata nel 2017. La scelta della data non é un caso, il 20 maggio 1734 nacque Anton Janša, uno dei padri delle tecniche moderne di apicoltura.
In questo giorno un po’ tutti ci siamo impegnati per diffondere dei messaggi a favore di queste piccole ed instancabili lavoratrici e negli ultimi anni abbiamo visto una radicale sensibilizzazione sul tema delle api, su quanto sia importante preservare il settore dell’allevamento e l’importanza degli impollinatori per il naturale ciclo di riproduzione delle piante e la produzione del comparto agricolo, prima industria alimentare dalla quale la nostra sopravvivenza non può prescindere.
Nel secolo scorso, con l’incremento delle superfici coltivate e con lo sviluppo di tecniche pesanti per il controllo degli insetti ritenuti dannosi, l’intera biodiversità dei paesi sviluppati ha sofferto un disgregamento che ha coinvolto anche le api e l’antico mestiere dell’apicoltura. Oggi fortunatamente le cose stanno prendendo una piega diversa ed il trend delle popolazioni di Apis mellifera è in crescita e questo è dovuto soprattutto all’impegno e agli enormi sacrifici dei piccoli apicoltori che con passione portano avanti questo mestiere come un’arte di vita, spesso arrancando per sostenersi…
Quindi è tutto risolto? La campagna di sensibilizzazione ha funzionato? Nì. Purtroppo le cose sono migliorate solo grazie all’impegno degli apicoltori che con le loro tecniche possono sostenere le famiglie di una sola specie, Apis mellifera, l’ape da miele, ma le cose continuano ad essere pessime per tutte le altre specie di api, quelle selvatiche, non direttamente “sfruttabili” dal punto di vista economico perché non producono miele, cera, ed altri prodotti commerciabili, ma che sono essenziali per l’impollinazione (anche per la produzione agricola) e per la conservazione di una grande fetta di organismi vegetali.
Stiamo parlando di migliaia di specie diverse, in forme e dimensioni, tutte diverse e tutte importanti. Aumentare le popolazioni di Apis mellifera potrà servire a sostituire il lavoro di queste specie? La risposta è no, perché la natura ci insegna che i suoi meccanismi girano attraverso ingranaggi che si evolvono di continuo ma che devono sempre incastrarsi alla perfezione, altrimenti la macchina della vita entra in crisi con stravolgimenti ed estinzioni. Una specie non può sostituirne migliaia, perché la diversità floristica è immensa e ci sono specie di api che arrivano dove altre -Apis mellifera compresa- non possono.
Sebbene la nostra amata Ape da miele sia una specie ombrello, la cui protezione degli habitat comporta la salvaguardia di tutte le specie di impollinatori (farfalle, coleotteri, ditteri, e anche le temute vespe), la campagna non funziona ancora bene perché si fa tutto tranne che tutelare ed ampliare gli habitat degli impollinatori, ci si concentra a sostenere mediaticamente una sola specie, ma il messaggio viene travisato e tutti gli altri insetti passano per inutili, e nel frattempo vengono distrutte le aree di pascolo come prati spontanei, substeppe, gariga e macchia mediterranea nel nome di un poco chiaro senso di “pulizia”.
Quindi cosa possiamo fare di concreto?
Innanzitutto guardare con occhi diversi quelle che con toni dispregiativi chiamiamo erroneamente “erbacce”, i campi incolti con prati di erbe spontanee sono una manna dal cielo per gli impollinatori! Calendula, cardi, crisantemi selvatici, Daucus carota, ecc.. non sono degne di quel brutto appellativo, ma sono l’unico baluardo di nutrimento senza rischio chimico per questi animali. E come la mettiamo con le normative sulla conduzione dei terreni e per la prevenzione degli incendi? Nessun problema, anzi la normativa vigente serve proprio ad evitare che queste aree finiscano in fumo, infatti la legge di cui si parla tanto in questi giorni non impone al proprietario di fare tabula rasa di ogni filo d’erba nel proprio terreno pena la sanzione, ma di rispettare, a seconda della conduzione, le misure di una fascia perimetrale di protezione, dunque chi possiede degli incolti non deve porsi il dubbio e fare il proprio dovere lasciando quel che si può. Minori spese, minori emissioni di gas di scarico e più cibo per le api!
Chi non ha un terreno e vuol contribuire può applicarsi nel pollice verde piantando in vaso e fioriere le tante piante mediterranee come timo, rosmarino, elicriso, mirto ecc… e rispettare tutti gli apidi, dall’Apis mellifera al Bombo fino a Xilocopa o ape legnaiola. Per salvare tutte le api basterebbe poco, un po’ di conoscenza ed un pizzico di applicazione.

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