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Diritti di libertà e diritti sociali. Nessuna differenza

da Cosimo Saracino
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(di Carmelo Molfetta) – Piuttosto fantasiosa risulta la contrapposizione prospettata tra i diritti di libertà con i diritti sociali. Entrambe le categorie sono di rango costituzionale e nessuno tra di loro potrà vantare “un potere di primazia” nei confronti dell’altra.

“Tutti i diritti fondamentali tutelati dalla costituzione si trovano in rapporto di integrazione reciproca e non è possibile pertanto individuare uno di essi che abbia la prevalenza assoluta sugli altri…se così non fosse si verificherebbe l’illimitata espansione di uno dei diritti che diverrebbe <<tiranno>>. E’ del tutto legittimo rivendicare il rispetto e la concreta applicazione dei diritti di libertà.

Sarebbe invece contrario ad ogni principio costituzionale trascurare, o addirittura porre in secondo piano i diritti sociali. Nessuna gerarchia tra i diritti fondamentali può essere invocata soprattutto in chiave propagandistica.

Sarà compito del legislatore garantirne l’attuazione e l’effettività in applicazione dei principi di “bilanciamento” e secondo “un criterio di ragionevolezza”.

Sicché sarà compito del legislatore, anche nella formazione che ne uscirà dalla prossima competizione elettorale, tutelare il lavoratore che desidera per sè e per la sua famiglia superare il suo stato di precario, allo stesso modo dell’immigrato che vorrebbe diventare cittadino italiano in applicazione dello jus soli. 

Sarà sempre compito del legislatore consentire l’effettività del diritto allo studio, alla casa e ad una vita dignitosa derivante dal suo lavoro, in egual modo al diritto del cittadino ad avere una struttura statale tale da consentire la piena realizzazione dei diritti di libertà e dei diritti sociali.

Per fare questo più si è marginali nella formazionedella volontà del legislatore, e meno possibilità si hanno per determinarne le scelte.

Ci aspetta un turno elettorale molto complicato. Vorremmo tanto che il legittimo dibattito tra le diverse forze politiche non si tingesse di irrisione dell’avversario come fu quell’incontro tra i rappresentanti del movimento pentastellato con Bersani.

Un dibattito che tenesse in debito conto il grave momento economico che attraversiamo (ormai da molto tempo), portando i partiti in competizione, quelli che secondo la Costituzione consentono ai cittadini associati, “di concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”, a promettere il realizzabile mediante l’attuazione del principio del “bilanciamento” e della “ragionevolezza”.

E’ molto più preferibile un vivace dibattito all’interno di una coalizione, ad un blocco monolite che soffoca ogni posizione dissenziente.

Né mi sfugge, peraltro, il rischio che una governabilità instabile è di per sé stessa causa di inaffidabilità internazionale.

Il rimedio è quello di “non ostacolare la formazione di maggioranze omogenee” come suggerito dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 35/2017.

Laddove il termine “omogenee” intende suggerire più che una qualche caratterizzazione ideologica, quanto invece una unitarietà di intenti e di linea di governo da parte di forze politiche che sono ispirate, nel loro agire, dai principi fondanti della Costituzione, mediante lealtà e rispetto tra di loro.

Naturalmente anche le scelte di governo non sono neutre di per sé stesse, ma la nostra non è una Costituzione “classista” ma, in piena assonanza dei movimenti costituzionalisti internazionali pone al centro l’uomo ed i suoi bisogni e la liberazione da essi.

Del tutto legittime sono anche le polemiche da baretto di sotto casa, non guasta neanche un tono scherzoso e canzonatorio, così come non è molto grave non conoscere che esistono le crisi di governo parlamentari e le crisi di governo extra parlamentari.

L’antipolitica si può esercitare in tanti modi: e questo ne è un prototipo.  

Mesagne 29 luglio 2022

Carmelo Molfetta

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