Home Dal Territorio Democrazia e diritti sociali: ripartire dalle contraddizioni del presente – di Fortunato Sconosciuto

Democrazia e diritti sociali: ripartire dalle contraddizioni del presente – di Fortunato Sconosciuto

da Cosimo Saracino
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(Fortunato Sconosciuto*) – E’ difficile leggere le vicende politiche nazionali di queste ultime settimane senza collocarle all’interno del Governo inedito che guida il nostro Paese, l’unico reso possibile, dopo le elezioni del 4 marzo, dalle scelte compiute dalle forze politiche che hanno ricevuto i maggiori consensi e il maggior numero di Parlamentari, tali comunque da poter solo dar vita a un Governo di coalizione.

Il fatto è che il Movimento 5 Stelle e la Lega sono due forze politiche molto diverse e rappresentano interessi anche contrastanti.  Il compromesso raggiunto nella sottoscrizione del “contratto”, che presenta ovvi margini di ambiguità, non poteva certo cancellare le forti differenze, sicché nella sua traduzione in decisioni e atti ognuna delle due forze politiche tende a privilegiare e propagandare quei temi rilevanti che rispettivamente le identificano. Del resto hanno bisogno sempre più di presentare agli elettori, mentre si avvicina la data delle elezioni europee, i risultati già conseguiti rispetto agli impegni assunti e a verifica della serietà della loro azione.

La questione degli emigranti e il Reddito di cittadinanza costituiscono il segno più evidente della distanza; i relativi provvedimenti hanno certo avuto bisogno dell’approvazione di entrambe le forze politiche, le quali poi se ne appropriano secondo i rispettivi obiettivi politici ed elettorali.

Non c’è dubbio che il decreto “Sicurezza”, gli atti quotidiani di governo del Ministro dell’Interno e il linguaggio politico-istituzionale che ad essi si accompagna nella gestione del problema dell’emigrazione non possono che ferire e umiliare la coscienza civile, “costituzionale” e democratica del Paese: la gestione ragioneristica dei morti, nel mare e sulla terra, è di per sé un atto ripugnante, oggi come l’anno scorso e quelli precedenti. Linguaggio che sta anche ridando vigore, nelle istituzioni e nella società, a comportamenti in spregio ed in danno dei più deboli e non solo stranieri.

E se la Lega pone giustamente il problema di un Governo europeo della drammatica questione dell’emigrazione e della lotta agli scafisti, gli atti e le parole del Ministro Salvini avvicinano paradossalmente il Governo italiano al cinismo e all’indifferenza delle Istituzioni dell’UE e in modo particolare di quei Paesi i cui Governi considerano necessario l’utilizzo di nuovi e più alti muri.

Dall’altra la decisione di dare avvio al Reddito di cittadinanza costituisce un fatto rilevantissimo per la coscienza civile, “costituzionale” e democratica del Paese, in particolare per quelle espressioni sociali, oggi privi di rappresentanza politica, ancorate alla tradizione del solidarismo cristiano e alle idealità del socialismo, che negli ultimi due secoli hanno promosso l’emancipazione politica e sociale dei ceti poveri, sfruttati e privati dei diritti fondamentali.  Si tratta infatti del tentativo, per la prima volta nel nostro Paese, di dare una risposta complessiva alla condizione di povertà assoluta tanto cresciuta nell’ultimo decennio (i dati ISTAT indicano cinque milioni di cittadini in tale condizione).

E’ certo comprensibile che tale tentativo sia fortemente osteggiato e sottoposto quotidianamente a critiche radicali da parte dei difensori e cultori della disuguaglianza e dell’esclusione, perché mette in discussione la libertà dei liberisti di utilizzare a piacimento, senza rispetto alcuno di regole e diritti, il lavoro dipendente, e quindi dalle forze politiche che più direttamente li rappresentano: Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega (pur costretta a votare il provvedimento mentre cerca di ridimensionarlo).

E’ veramente difficile invece comprendere le ragioni di un pregiudiziale, ostinato rifiuto di forze politiche che, come il PD, si presentano democratiche e progressiste, all’idea stessa di prendere in considerazione una risposta che tende a non escludere nessuno che si trovi nella condizione di estrema povertà.  Queste invece dovrebbero assumere la responsabilità politica di partire da una accoglienza positiva di base per poi discutere modalità, tempi di applicazione e di verifica, e così contribuire a rendere il provvedimento il più efficace possibile.

Una forza politica democratica, progressista e di sinistra potrebbe forse ricostruirsi oggi nel nostro Paese ripartendo proprio da questo cuneo da inserire nelle pieghe di un sistema economico e sociale che continua ad aumentare le disuguaglianze; allargandone certo l’orizzonte con una ridefinizione di obiettivi politici e programmatici intorno ai quali ridisegnare l’esercizio di quei diritti sociali e di quella partecipazione democratica, sottratti alla vita e alla dignità di un numero sempre maggiore di cittadini; pensando ad una Europa che favorisca la democrazia al suo interno e nella politica estera; contrastando la crescente divaricazione in termini di servizi ed opportunità tra il Nord ed il Sud del Paese; facendo propria la lotta alla criminalità ed alla corruzione.

* Movimento A Sinistra Brindisi

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