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Da Mesagne a Bergamo, la missione di Jovanka Ignoni nell’emergenza Covid19

da Cosimo Saracino
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La mesagnese Jovanka Ignoni con grande coraggio in un momento di forte incertezza ha deciso di partire da Mesagne per prestare la sua opera a Bergamo, nel cuore dell’emergenza sanitaria. Lo ha fatto all’inizio di marzo quando tutti ci simo rinchiusi in casa per evitare il contagio. Jovanka ha scelto di mettere a disposizione la sua opera ed è andata ad aiutare le persone ospitate nel Winter Garden Hotel di Grassobbio (BG). La struttura dove hanno vissuto pazienti Covid19 era stata affidata alla Cooperativa OSA. Jovanka è conosciuta in città per il suo impegno a favore degli animali e per il lavoro svolto nell’associazione culturale ASD Demetra. Di seguito riportiamo le sue parole scritte alla fine di questo importante impegno. Complimenti Jovanka

La mia piccola missione

Era un giorno di fine marzo, era uno di quei giorni in cui tutta l’Italia, tutti noi, eravamo isolati in casa, “governati”da un virus impazzito che si era abbattuto sconvolgendo la nostra normalità. Tutto si era fermato come in un istante catturato da una foto, ormai ingrigita e sfocata: eravamo immobili nei nostri movimenti, negli abbracci, nei saluti affettuosi e con notizie tristi che ogni giorno entravano nelle nostre case.
Ma quel giorno è accaduto qualcosa che ha cambiato le mie giornate:una semplice telefonata e dopo qualche giorno la mia partenza dalla mia amata Puglia con destinazione Bergamo. Si proprio Bergamo, diventata in poco tempo centro dell’attenzione del mondo per l’emergenza Covid-19, la città più colpita dal virus “impazzito”. Qui c’era chi aveva bisogno di aiuto per uscire da questo incubo, per riprendere in mano la propria vita, per tornare a casa dagli affetti cari, lontani da loro da settimane, per loro da un’eternità, soli ed isolati nei corridoi o nelle stanze degli ospedali.
Dopo qualche giorno son arrivata a destinazione con la paura di non farcela, sotto i tutoni spaziali, mascherine ed occhialini. Ma giorno dopo giorno ho scoperto un “mondo diverso” che forse pochi son riusciti a capire o che volevano farlo davvero: l’umanità, elemento importante che mi ha accompagnato durante questa missione. E dopo i “che coraggio che hai” o i “ma sei pazza a star lì”, in me è cresciuta una tal forza che ho cercato di trasmettere ai pazienti “ricoverati”al Winter Covid e grazie anche ai tanti ringraziamenti degli stessi per ciò che facevamo per loro, mi son sentita sempre più forte.
Rimarranno nei miei ricordi i loro volti prima sofferenti ed impauriti e poi gioiosi ed emozionati perché finalmente tornavano a casa dopo aver distrutto il virus “impazzito”.
Ricorderò i loro desideri di vedere i volti di noi operatori oltre le mascherine ed occhialini;o il loro desiderio di affacciarsi dalle finestre delle loro stanze per vederci uscire per dare un volto alle voci che ormai sentivano da diversi giorni nei corridoi o nelle loro stanze dell’Hotel, diventate “le loro case temporanee”;e ricorderò i loro saluti dai balconi che sembravano come se le loro mani si allungassero per stringere le nostre in segno di riconoscenza.
Porterò a casa la più bella esperienza della mia vita, e rimarranno tutti sempre nel mio cuore, facendomi capire che i limiti sono nella nostra testa.
Ringrazio tutti i miei colleghi con i quali ho condiviso quest’esperienza fantastica anche se forte; e ringrazio specialmente chi mi ha permesso di far parte di questo formidabile progetto.

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