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Crisi di Governo, le riflessioni di Padre Angelo Muri

da Cosimo Saracino
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Riceviamo e Pubblichiamo: Non sono abituato a trascorrere pomeriggi interi davanti alla TV, rimando alla sera gli aggiornamenti sugli avvenimenti in Italia e nel mondo offerti dal telegiornale. Mercoledì 20 luglio sono stato interessato dall’intervento al Senato del Presidente del Consiglio prima della “conta”. Il Governo Draghi rischia di cadere: è un’altra commedia all’italiana?

Davanti ad una guerra che solo per la durata, la ferocia, la crudeltà ha impoverito il mondo intero; davanti al caro vita che diventa giorno dopo giorno sempre più preoccupante; davanti alla nostra società che ha trasformato la forza dell’agricoltura in un ricordo di altri tempi; davanti ad un invito al richiamo del vaccino che richiede decisioni e determinazione, il Senato della Repubblica ignora completamente le preoccupazioni dell’oggi e prepara a tavolino la caduta del Presidente Draghi, uomo apprezzato dal mondo intero e capace certamente di ridurre le incertezze dell’attuale momento storico che stiamo vivendo. Siamo certi di poterci permettere una crisi politica adesso?

Passa solo qualche ora e ci ritroviamo tutti seduti a terra, con la voglia isterica di applaudire alla incoscienza e irresponsabilità degli uomini “scelti” dal popolo come suoi rappresentanti ma, oggi, profondamente lontani da tutto ciò che tormenta la gente, soprattutto i più deboli e fragili. A Draghi non resta che salire al Colle e rassegnare nelle mani del Presidente Mattarella le proprie dimissioni.

Qualcuno ha pensato all’intero popolo italiano? Qualcuno ha tentato di bloccare questo progetto disumano? Qualcuno ha visto passare davanti ai suoi occhi la povertà di tanti fratelli e le conseguenze di quella sciagurata decisione?

Ora votazioni subito! …per cambiare chi, e che cosa? Cambiare significa rinnovare, spianare la strada al bene che può venire… Se pensiamo che ritornando alle urne andiamo incontro a coloro che soffrono, piangono, sono dimenticati, stiamo solo ingannando la nostra coscienza italiana!

Anche in questo istante il Vangelo mi sostiene. Ricordo il vecchio Simeone, l’uomo vigile, in attesa della consolazione d’Israele. “Lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio” (Lc 2, 26-28). Non soltanto il vecchio Simeone vede la salvezza, ma accoglie il bambino Gesù tra le braccia e benedice Dio.

Quale spirito guida i nostri deputati e senatori che da domani torneranno con gentilezza ed umiltà, come se nulla fosse successo, a chiedere il voto alla gente che oggi hanno del tutto ignorata? Quando la fede non coincide con la vita, una cosa è il credere, un’altra il vivere, un’altra ancora “amare gli altri come se stessi”. L’espressione “mosso dallo Spirito” ricorda quei moti dell’animo che ci rendono sensibili, uomini veri, attenti alle scelte da compiere per il bene di tutti. Papa Francesco ci ammonisce che, spesso, anche dietro l’apparenza di motivazioni serie, di scelte contro corrente, si nasconde il “tarlo del narcisismo”.

C’è urgente bisogno di occhi nuovi su noi stessi, senza immaginarci quello che non siamo; di occhi nuovi sugli altri, che sappiano vedere dentro e sappiano vedere oltre, superando le apparenze.

Molti pensano che il popolo italiano guardi al futuro con gli occhi del passato, nostalgico di ciò che non c’è più. Io penso che il popolo italiano sia cresciuto insieme ai “suoi” politici ed è in grado, oggi, di stabilire a chi affidare la preziosissima fiducia. La politica riscopra il suo ruolo educativo, il rispetto di ogni esistenza umana, la partecipazione seria alla vita reale. Una cospicua mensilità da onorevole può cambiare sicuramente la vita, ma dovrebbe anche, e soprattutto, conservare gli occhi fissi sui bisogni della gente.

Forse la paura di cambiare paralizza veramente! E se si provasse ad invertire la rotta? Se prima di servire l’io decidessimo di servire gli altri?  Andiamo con gioia incontro al futuro, il nuovo merita di nascere!

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