Home Dal Territorio Cosa pensava un arcivescovo dei suoi giovani nel 1977 – di Antonio Carriero s.d.b.

Cosa pensava un arcivescovo dei suoi giovani nel 1977 – di Antonio Carriero s.d.b.

da Cosimo Saracino
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Antonio Carriero è un giovane mesagnese salesiano di Don Bosco.
Collabora con i quotidiani Avvenire L’Osservatore Romano.Tra le sue pubblicazioni, ricordiamo Il Vocabolario di Papa Francesco in due volumi (Elledici), firmato da cinquanta giornalisti; Narnia. La teologia fuori dall’armadio (Emp) e Solo il Vangelo è rivoluzionario (Piemme), una lunga conversazione con il card. Oscar Rodriguez Maradiaga. Sul suo blog oggi ha pubblicato questo contributo che vogliamo riproporre sul nostro sito. Buona lettura e buona visione del video

Qualche giorno fa, mi sono imbattuto in un bellissimo documentario di RaiTeche [https://goo.gl/KYFzL2] sulla festa di sant’Oronzo a Ostuni, in provincia di Brindisi.Mi ha colpito particolarmente la risposta dell’allora arcivescovo Mons. Settimio Todiscosui giovani, o meglio sul rapporto dei giovani con la fede e le forme in cui si viveva la festa patronale di Ostuni. Siamo nel 1977. Idee molto chiare, quelle di Mons. Todisco, 41 anni prima del recente Sinodo sui giovani (ottobre 2018).

[La domanda del giornalista]

Monsignore, che rapporto c’è tra la religiosità popolare del luogo e queste forme di devozione?


[La risposta di Mons. Settimio Todisco]

Il rapporto, a prima vista, sembrerebbe puramente storico, di tradizione.
“Si è fatto sempre così…”, si continua a celebrare la festa di un santo in una cornice di festa popolare”.

Ritengo che il rapporto sia più profondo e tocchi la radice dell’animo umano, e in particolare dell’uomo meridionale. Cioè, è il raccordo con i valori superiori di Dio – rappresentati dal santo protettore, in questo caso – che l’uomo meridionale vive festosamente, gioiosamente.
Anche se incrostazioni ci sono state e ci sono, però questa è la radice più pura su cui noi dobbiamo costruire, educando, al meglio gli uomini d’oggi, i giovani d’oggi che, comprendo, certe forme o non accettano o le vorrebbero migliorate, trasformate.
E che i giovani non siano d’accordo è scontato, perché i giovani esprimono la novità del tempo, e bisogna sintonizzarsi con i giovani per cogliere ciò che la religione oggi può e deve portare agli uomini, perché quella radice profonda di cui parlavo – di legame con Dio e con il mondo della fede – possa essere coltivata e crescere magnificamente.

Come operare? Non basta agganciare i giovani accettando quello che loro propongono e cancellando ciò che essi rifiutano. È necessario stabilire un colloquio, un dialogo sui valori sostanziali della fede, perché i giovani non contestano Iddio, non contestato la Chiesa in quanto tale, non contestano i santi. Loro sono critici sulle forme. Ma sulle forme sono critico anche io. E se tante incrostazioni oggi cadessero dalle feste religiose, evidenziando il fatto spirituale, l’annuncio della fede, l’esperienza di liturgia, di Eucarestia, l’afflato di carità fra gli uomini, se tutto questo accadesse, la festa di sant’Oronzo, come qualunque festa, sarebbe certamente ben accetta dai giovani di oggi. Domani e dopodomani il problema verrebbe riproposto.

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