Home Attualità Auguri alle suore Antoniane per i 100 anni di presenza a Mesagne – Ecco la storia e una proposta

Auguri alle suore Antoniane per i 100 anni di presenza a Mesagne – Ecco la storia e una proposta

da Cosimo Saracino
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Oggi, domenica 10 ottobre, la comunità delle Suore Antoniane (Suore Oblate di Sant’Antonio di Padova) è in festa per il primo centenario della loro presenza a Mesagne. Questa sera alle ore 19 Solenne Concelebrazione in Chiesa Madre presieduta dall’Arcivescovo Mons. Domenico Caliandro. Di seguito riportiamo uno scritto di Cosimo Pasimeni in cui si ripercorre la storia della presenza di questa comunità con una proposta che ci onoriamo di sottoscriverla. Buona lettura…

(di Cosimo Pasimeni) – Avevo già alcuni anni fa pubblicato sui social un breve riepilogo della loro presenza in Mesagne e lo ripropongo con alcune integrazioni ed una proposta. La foto allegata che ritrae alcune orfanelle risale agli anni 50 ospiti presso l’Istituto Antoniano di Piazza 4 Novembre. E’ interessante riportare la storia dell’Istituto in quanto realtà mesagnese. Riprendo parte di quanto pubblicato nell’Agenda 2005 edito dalla Congregazione Suore Oblate di S. Antonio di Padova – Brindisi ed alcuni appunti fornitomi da Suor Angela.

La presenza delle Suore Antoniane a Mesagne risale al 1921 quando, con l’aiuto di alcuni insigni benefattori, che si fecero carico dell’affitto, poterono dimorare in dodici locali del Castello Svevo, e dedicarsi all’asilo infantile, al doposcuola ed all’insegnamento del catechismo, della musica e del ricamo. Un anno dopo, precisamente il 2 maggio del 1922, vi moriva santamente Madre Valeria SUCCI, la Fondatrice.

Nel 1928 il Castello veniva trasformato in fabbrica di tabacco e le Suore Antoniane andarono ad abitare in una casa di “BORGO ANTICO” che si mostrò troppo piccola per le loro attività. Fortunatamente però, poco dopo la signorina Profilo le accolse nel suo palazzo in Via Albricci col nuovo compito di occuparsi dei bambini poveri e delle orfanelle, che ben presto divennero numerose.

Nel giugno del 1963 le signorine Anna e Giustina Perrucci donarono alle suore un vasto appezzamento di terreno dove, grazie all’impegno eccezionale della Superiora Suor Elisabetta Sturdà, abilissima nel perorare la causa dei piccoli e dei poveri (girava per tutte le case a chiedere offerte e “da tutti” riceveva un obolo; nessuno rispondeva con la tipica frase “la Matonna sapi”; anche i più poveri, pur con solo 5 lire esprimevano la loro solidarietà ricevendo sempre un suo sorriso ed un grazie; sembra di rivedere l’episodio riportato nel Vangelo di Luca 12,41-44 comunemente conosciuto come “l’obolo della vedova”) e con il sostanzioso contributo di tanti benefattori i cui nomi sono incisi su una lastra in marmo posta all’ingresso sorse ben presto un imponente orfanotrofio capace di ospitare un centinaio di bambine ed un Asilo Infantile.

Nella seconda metà degli anni 70, per andare incontro alle esigenze dei tempi, dato che le orfane andavano diminuendo di giorno in giorno e il problema delle persone anziane, sempre più sole e abbandonate a sé stesse, la Comunità di Mesagne allora guidata dalla compianta Sr. Giulietta Quarta, d’accordo con il Consiglio Generale, credette opportuno cambiare opera e intraprese così una completa ristrutturazione dello stabile secondo le leggi vigenti.

Il mio precedente articolo, non a caso, lo avevo pubblicato il 2 novembre giorno della “Commemorazione dei defunti” per riportare una consuetudine allo scopo di raccogliere offerte perché l’Istituto, che non aveva altri introiti, si manteneva solo con queste che venivano richieste all’ingresso del cimitero proprio nei primi giorni di quel mese dedicato ai defunti ma anche in occasione di alcune festività religiose importanti.

Inoltre, sempre per lo stesso motivo, con le orfanelle in fila, si usava accompagnare i cortei funebri dalla casa del defunto fino al camposanto.

Questa era una consuetudine non solo mesagnese e l’allora Arcivescovo di Brindisi Mons Margiotta (1953-1975), con una sua disposizione valida per tutti gli istituti religiosi della Diocesi, pose fine a queste usanze in quanto essendo questi bambini orfani e quindi provenienti da tristi esperienze la loro partecipazione ai funerali era decisamente inopportuna e poco educativa.

Giusta quella disposizione.

Facendo un paragone con gli attuali funerali quando, anche in seguito ad una tragedia, c’è un certo contegno, ancora in quel periodo si usava invitare alcune donne (le vecchie praefiche di latina memoria) che “chiangiunu li muerti” lodandone le doti da vivo e, al momento in cui la salma lasciava la casa e proprio davanti alla porta, alla presenza di questi poveri bambini, sventolando fazzoletti in qualità di saluto emettevano strazianti grida che sicuramente impressionavano quei piccoli.

 

Concludendo ritengo che possiamo ringraziare le nostre Suore Antoniane anche per il servizio offerto alla Parrocchia mettendo a disposizione i loro locali sia per il catechismo sia per altre iniziative come l’utilizzo del salone, in cui costruimmo un piccolo palcoscenico dove per diversi anni abbiamo fatto il veglioncino per i bambini ed altre manifestazioni allo scopo di reperire fondi per le opere parrocchiali.

Addirittura, agli albori della pallavolo a Mesagne, quando le palestre scolastiche non erano disponibili, autorizzarono i ragazzi del CSI Santa Maria a usare l’atrio per gli allenamenti.

 

Ed ora una proposta: circa dieci anni fa con alcuni amici tra cui un consigliere comunale si discuteva di alcuni nomi di personaggi mesagnesi a cui sarebbe stato giusto intitolare una via; tra questi venne fuori il nome della “Superiora” delle Suore Antoniane, di cui non conoscevamo il nome, ma la ricordavamo come benefattrice per la sua abnegazione e dedizione ai bambini poveri e che merita comunque di essere ricordata.

Forse una via è molto difficile, ma considerando che Viale Indipendenza tra poco sarà completamente rinnovato con la creazione di tre rotonde, perché non intitolargliene una e proprio quella che sarà costruita alle spalle della Chiesa di Mater Domini e proprio vicino all’Istituto?

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