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“Oè Comu sciamu figghiu mì? Sciamu bueni? La mamma e papai tua comu stannu? Mi li saluti sà!” Cominciavano sempre così le nostre conversazioni. Gli altri ti hanno conosciuta come “La Cauzinu” o “La Nunna Nzina”. Per me e la mia famiglia eri “Cummà Nzina”. Avevi infatti fatto da commare a Papà. E le nostre famiglie da sempre hanno nutrito un rapporto di stima e rispetto. Tu eri una persona semplice, sia nell’animo che nell’estetica delle cose. Vestivi sempre con una veste fiorata, occhialini e taglio di capelli corto inconfondibile. Ma la cosa che mi colpiva sempre era che dietro a quella tua semplicità vi era una calma e una ricchezza d’animo molto alta. Io con te potevo parlare di qualsiasi argomento e ad un tratto diventavamo coetanei, eri capace di diventare anche una ragazzina ed essere una sincera amica, una premurosa mamma. Anche quando su alcuni argomenti di carattere religioso avevamo qualcosa di cui parlare, nonostante la differenza d’età, tu eri pronta ad ascoltare. Magari all’inizio mostravi la tua mesagnesità e mi riprendevi rimproverandomi, ma poi capivi il mio animo e non ti mettevi a giudicare, ma ad ascoltare. Semplicità e Capacità di Ascolto sono gli insegnamenti che mi hai sempre invitato a coltivare.
“Oè li Poesi ca scrivi mi piacunu! Bravu figghiu mì” mi dicesti entusiasta l’ultima volta. Poi ci abbracciammo e mi donasti un bacio come una Mamma. Eri passata dal negozio di Papà. È un pezzo di Mesagne e di infanzia che va via. Ma che potremo ancora raccontare. Ci hai insegnato che Ascoltare è la cosa più semplice del mondo, ma che può cambiare il modo in cui guardiamo il mondo. Ndi vitimu Cummà Nzina mì
