Home Dal Territorio Clarissa, neolaureata in farmacia: “Fatemi aiutare il Paese a combattere il Covid-19”

Clarissa, neolaureata in farmacia: “Fatemi aiutare il Paese a combattere il Covid-19”

da Fabiana Agnello
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“Mi sono laureata in farmacia il 15 aprile, vorrei contribuire ad aiutare il mio Paese al tempo del coronavirus, ma non aver affrontato l’esame di Stato me lo impedisce”: con queste parole Clarissa Capodieci, neolaureata della facoltà di Farmacia dell’Università degli studi di Chieti “G. D’Annunzio”, si unisce all’appello degli oltre 1200 dottori in Farmacia che non possono praticare la propria professione perché non possiedono l’abilitazione in un momento in cui questo professionista è impegnato in prima linea nella lotta al Covid-19.

“L’informazione pubblica sulla salute e la sicurezza è importante in questo momento storico e noi diventiamo spesso il primo filtro per il soggetto affetto da coronavirus” prosegue Clarissa Capodieci, mentre ci dice che il Covid-19 ha colpito più di 800 farmacisti in Italia e dieci sono deceduti.

“Mi sarei dovuta laureare il 17 marzo, ma per l’emergenza sanitaria abbiamo dovuto slittare di un mese, e ora anche l’esame di Stato è stato posticipato da giugno a luglio. Siamo ad aprile e non è uscito un bando, un piando di studio. L’unica cosa certa, al momento, è l’incertezza”. Lo sfogo dei colleghi e della neolaureata Clarissa che ha dovuto laurearsi in streaming dalla propria casa di Mesagne, senza la presenza della cara nonna, ma tra l’incoraggiamento e l’amore di mamma Patrizia, papà Marcello e del fratello Riccardo, è stato accolto e preso a cuore dall’onorevole Alessandro Melicchio (M5S) che già nei giorni scorsi ha depositato una domanda alla Camera dei Deputati sul Decreto Legge “Cura Italia” per l’inserimento dell’abolizione dell’esame di stato per i farmacisti.

“Perché anche noi farmacisti, come i medici, non possiamo tempestivamente rispondere alla carenza di farmacisti sul territorio nazionale snellendo l’accesso alla professione e rendendo la laurea abilitante?”: Clarissa Capodieci da quando si è laureata ha stilato e inviato il proprio Curriculum Vitae e nel giro di due settimane ha ricevuto cinque proposte di lavoro che ha dovuto rifiutare. “Le lauree in Farmacia e Ctf già prevedono un periodo minimo di 6 mesi di tirocinio curriculare obbligatorio da svolgere presso una farmacia, preparando lo studente all’inserimento nel mondo del lavoro. Io sono pronta, perché non posso lavorare? Perché non permettono di aggiornare la normativa del 1958? All’epoca il tirocinio era previsto nella fase post-laurea ed era propedeutico all’esame di Stato”.

Clarissa, che prima del lockdown era tornata a Mesagne da Chieti per acquistare un tailleur per il giorno della discussione della tesi di laurea, e ci è dovuta poi rimanere, si sente una farmacista bloccata al posto di partenza, pronta ad aiutare il Paese il prima possibile. Ma l’esame di Stato è l’unico ostacolo formale tra lei e il lavoro nelle farmacie che necessitano di un ricambio del personale da Nord a Sud.

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