Home Attualità Anticorpi monoclonali, un’arma in più contro il Covid.
Una giornata di formazione per i medici Usca

Anticorpi monoclonali, un’arma in più contro il Covid.
Una giornata di formazione per i medici Usca

da Cosimo Saracino
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Gli anticorpi monoclonali sono una risorsa importante per la cura dei pazienti Covid seguiti a domicilio dalle Usca, in collaborazione con i medici di medicina generale. Questo argomento è stato al centro di un corso di formazione per i medici in servizio nelle Unità speciali di continuità assistenziale, che si è tenuto nei giorni scorsi nel Polo universitario ospitato nell’ex ospedale Di Summa.
Pietro Gatti, direttore del Dipartimento Area medica della Asl e primario di Medicina interna dell’ospedale Perrino, ha illustrato ai medici Usca della provincia di Brindisi le ultime novità per le cure domiciliari contro il Covid: l’Azienda sanitaria locale, infatti, ha già avviato l’impiego degli anticorpi monoclonali che si sono dimostrati molto efficaci in determinate situazioni e vengono somministrati in ambiente protetto a pazienti in condizioni di fragilità e paucisintomatici. La segnalazione per la eventuale terapia con anticorpi monoclonali, come spiegato da Francesco Galasso, direttore del Distretto sociosanitario di Francavilla Fontana e referente organizzativo delle Usca, si affiancherà a tutte le attività già svolte dai medici delle Unità, come l’attività infermieristica, essenziale per soggetti con comorbilità, l’esecuzione dei tamponi molecolari per i familiari conviventi sospetti e la telemedicina, il monitoraggio da remoto, con speciali device, di una serie di parametri che sono di particolare importanza per intercettare un’evoluzione negativa della patologia.
Gatti, rivolgendosi ai medici delle Usca, ha sottolineato l’importanza della sinergia tra medicina territoriale e ospedali nella gestione dell’emergenza sanitaria e ha illustrato i risultati ottenuti a Brindisi grazie alla collaborazione tra le due anime del sistema sanitario locale. “Le Usca – ha spiegato Gatti – hanno consentito di ridurre del 30-40 per cento gli accessi inappropriati al pronto soccorso. Questo risultato è stato raggiunto attraverso la rete rappresentata da tutte le discipline ospedaliere coinvolte nella cura della malattia, Medicina interna, Pneumologia, Malattie infettive, Rianimazione e dalla medicina territoriale e del servizio 118, soprattutto grazie alla tempestività delle segnalazioni e della supervisione domiciliare. Un utilizzo accurato dei posti letto ha consentito di ricoverare tutti i residenti nelle strutture della provincia”.
Il direttore sanitario della Asl, Andrea Gigliobianco, ha sottolineato che “le Usca sono state attivate nella Asl Brindisi per la prima volta nel maggio 2020 a Ceglie Messapica: poi, a novembre, dicembre e gennaio, sono state rese operative in altri 5 comuni. L’Usca, in collaborazione con i medici di medicina generale, svolge attività assistenziale ai pazienti Covid in isolamento domiciliare con forme lievi o moderate: fino al 31 marzo sono oltre 1.500 i pazienti seguiti. Le équipe, composte da un medico e un infermiere, escono in turni di mattina e pomeriggio, tutti i giorni. L’attività principale è rappresentata dal monitoraggio delle condizioni cliniche per evitare eventuali complicanze e contribuire alla riduzione dei ricoveri ospedalieri e alla gestione domiciliare delle situazioni meno gravi. Il primo bilancio registra un incremento delle attività con la terza ondata, con numerose richieste di intervento da parte dei medici di base”.
“Grazie alle Usca – ha proseguito Galasso – abbiamo implementato l’attività infermieristica a domicilio, effettuando i prelievi di sangue, il trattamento delle lesioni da decubito, il cambio catetere, le emotrasfusioni. Abbiamo avviato l’esecuzione dei tamponi molecolari per i familiari conviventi sospetti e attivato la telemedicina applicando ai pazienti Covid l’esperienza maturata in cinque anni di utilizzo di questa tecnologia. I device monitorano parametri come saturazione, temperatura, pressione e frequenza cardiaca che sono importanti per intercettare tempestivamente un peggioramento della malattia”.
“Stiamo puntando sugli anticorpi monoclonali – ha aggiunto Francesco Mazzotta, medico in servizio nell’Usca di San Pietro Vernotico – poiché alcuni studi hanno dimostrato che questo tipo di anticorpi rappresenta una terapia che evita in molti casi l’ospedalizzazione dei pazienti Covid e che ha ridotto le complicanze che la patologia può sviluppare. Visti gli esiti clinici, è giusto puntare su questo nuovo metodo e coinvolgere anche il territorio nel candidare i pazienti all’utilizzo di questi percorsi di cura”.

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