Home Attualità Al Centro diagnostico Omega di Mesagne effettuati studi TAC su due scheletri medioevali arrivati dalla Toscana

Al Centro diagnostico Omega di Mesagne effettuati studi TAC su due scheletri medioevali arrivati dalla Toscana

da Cosimo Saracino
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Nasce una stretta collaborazione tra il Centro Diagnostico Omega di Mesagne, noto punto di riferimento della radiodiagnostica territoriale, ed il laboratorio di Antropologia Fisica dell’Università del Salento, per studi di paleoradiologia, una scienza all’avanguardia nel panorama scientifico italiano, che se da una parte non sottrae in alcun modo tempo o risorse alla cura ed all’assistenza del cittadino, dall’altra contribuisce alla conoscenza ed alla valorizzazione del nostro patrimonio storico e culturale. La radiologia, dai raggi X alla TC, non è utile solo ad accertare il nostro stato di salute, ma può rivelarsi uno strumento prezioso per indagare nei più remoti segreti della storia.

La Dr.ssa Ersilia Devicienti, medico radiologo e direttore sanitario del Centro Diagnostico Omega di Mesagne, insieme con il team di tecnici radiologi del centro, gratuitamente e fuori dagli orari di lavoro, ha effettuato scansioni TC e di densitometria ossea, ai resti scheletrici di due individui, probabilmente due cavalieri, del X sec. d.C., rinvenuti in un cimitero medioevale toscano, sui quali gli antropologi dell’Università di Lecce, i dottori Serena Viva, Serena Siena e Fabio Andriani, stanno conducendo uno studio per approfondire le tecniche di deambulazione post-traumatica; entrambi gli scheletri, infatti, mostrano segni di traumi scheletrici, tra i quali l‘amputazione di un arto inferiore.

Lo studio TC, effettuato sulla macchina del centro, di ultima generazione, ad 80 strati e la successiva ricostruzione delle immagini TC sui piani sagittale, coronale ed in 3D, ha permesso di valutare una serie di aspetti morfologici e quantitativi delle ossa studiate; ad esempio, la riduzione dello spessore della corticale ossea della tibia di un arto inferiore, chiaramente amputata, rispetto alla tibia controlaterale, potrebbe denotare una osteopenia da disuso dell’arto amputato a testimoniare che l’individuo abbia vissuto ancora per diverso tempo dopo il trauma, magari utilizzando un supporto di deambulazione. Inoltre, il margine di sezione dell’osso amputato appare netto ed ha un decorso obliquo, come per trauma da arma da taglio (ipotizzabile durante un combattimento oppure come atto medico di amputazione successiva).

Gli interessanti risultati verranno valutati dagli antropologi dell’università del Salento, in previsione della stesura del lavoro scientifico.


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