Home Attualità Rimpasto o azzeramento? Forse nulla di tutto ciò – di Giuseppe Florio

Rimpasto o azzeramento? Forse nulla di tutto ciò – di Giuseppe Florio

da Cosimo Saracino
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pompeo molfetta aipMa le dimissioni di un assessore sono una grana o un’opportunità? Intendo: per il sindaco, il subitaneo abbandono dell’incarico istituzionale da parte della serissima Antonella Catanzaro può diventare un problema o l’occasione per rilanciare l’azione amministrativa?
La giunta Molfetta nacque su una premessa ben precisa, la discontinuità con la prassi fin lì stabilita di sortire gli amministratori tra gli eletti. Pompeo Molfetta scelse invece i propri collaboratori tra la società civile, non necessariamente politicizzata ed anzi, in qualche caso impolitica o prepolitica, e certamente inesperta di cosa pubblica. Ma il gioco (quello di allevare una nuova generazione, un po’ virginale magari, di classe dirigente) poteva anche valere la candela (di autodenunciare fin da subito limiti e difficoltà).
Il tentativo è andato così e così, per una diversa serie di cause che mi azzardo ad abbozzare: perchè lo stesso sindaco non è in grado di delegare appieno (non si fida granchè neanche di quel Pompeo Molfetta che ogni tanto incrocia allo specchio); perchè un po’ degli assessori hanno gestito con poca responsabilità l’onere (voglio dire proprio: il peso) del ruolo; perchè la maggioranza politica non ha fatto loro né da guida, né da balia, perlopiù attendendo sulla riva del fiume che ne trascorressero i cadaveri; perchè l’affollarsi delle questioni amministrative grandi e piccole, ordinarie ed emergenziali non ha consentito a nessuno di affrontare decentemente la necessaria fase pedagogica. Il tentativo è andato così e così ma non vuol dire che sia andato male, come qualche  insulso acaro da tastiera prova a far credere tutti i giorni: i bilanci si compiono a fine ciclo ed il ciclo di questa amministrazione ancora è di là dal concludersi.

Certo è che Molfetta oggi è chiamato ad una ineludibile riflessione. Che non vuol dire che necessariamente dovrà condurre ad un azzeramento delle deleghe o dei nomi. Oggi è il suo giro di boa, accidentalmente scanditogli dalla perdita per strada di un assessore. Deve domandare innanzitutto a se stesso: «Stiamo facendo bene? Stiamo mantenendo alti gli standard di legalità e trasparenza? Stiamo gestendo l’ordinario? Stiamo creando le condizioni perchè la comunità mesagnese raccolga frutti nei prossimi anni? Stiamo rispondendo ad una visione lucida di città futuribile?». Credo che soltanto le ultime due domande lo metteranno in difficoltà. Ma non tanto da consegnarsi mani e piedi a coloro che invocano un ritorno della politica politicante. Più che il momento di turnover (che pure, fino a ieri, poteva essere necessario), sembra questo il momento di raddrizzare la rotta e di chiedere ai vogatori di non provare a fingere di remare. Cioè: Molfetta deve fare il sindaco come si deve, deve pretendere il conseguimento di obiettivi certi dai propri assessori, deve esigere che la maggioranza politica lo sostenga non soltanto formalmente e deve chiedere a se stesso di coinvolgere maggiormente gli attori della politica, magari guardando anche agli illuminati della sponda avversa. Così riprogrammando il modo di amministrare, cambiare un assessore con un altro qualsiasi, non sarà un problema o comunque non dovrà esserlo per nessuno, neppure per chi oggi scalpita per entrare in giunta.

P.S., fuori traccia. Il PD di Mesagne ha presentato comunque l’interpellanza generale per chiedere conto ai 4 assessori dei motivi per cui votarono alle primarie democratiche, consumando una delle più imbarazzanti figuracce della storia locale. Insistere dopo quasi un mese e dopo che gli incauti amministratori erano già stati abbondantemente sputtanati, mi sembra un po’ come la compulsione onanistica dell’adolescente che scopre che si può godere anche accontentandosi di una copertina di Panorama e allora non esce più dal bagno.

Giuseppe Florio

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